RECENSIONE | LE VENTI GIORNATE DI TORINO di Giorgio De Maria



TITOLO: Le venti giornate di Torino

AUTORE: Giorgio De Maria

EDITORE: Frassinelli



SINOSSIle venti giornate di Torino erano iniziate il 3 luglio di dieci anni prima: la siccità, l'insonnia collettiva, i cittadini che vagavano come fantasmi per le strade del centro storico, le grida misteriose, le statue che sembravano aver preso vita, e soprattutto una orribile catena di omicidi. Poi, dopo venti giorni, tutto era finito, all'improvviso, come era cominciato. E nessuno aveva più voluto parlare di quella storia. Dieci anni dopo, un anonimo investigatore dilettante decide di indagare per scrivere un libro su quella vicenda. Perché l'insonnia di massa? E chi erano, e da dove venivano, le mostruose figure di cui troppe testimonianze raccontano? E soprattutto, che nesso c'era tra quanto accadde e la biblioteca che era stata aperta presso la Piccola Casa della Divina Provvidenza? Una biblioteca assai strana, dove non si trovavano i testi pubblicati dagli editori, ma scritti di privati cittadini, che rivelavano i loro pensieri più intimi e profondi, molto spesso terribili, e li mettevano in condivisione con altri cittadini come loro. Non passerà molto prima che il protagonista si renda conto che quella orribile stagione si è conclusa solo in apparenza, e che le forze oscure che avevano scatenato quei drammatici giorni di violenza cieca sono ancora presenti e vigili.


RECENSIONE


Un romanzo gotico, misterioso e irrazionale. Un romanzo raccapricciante, che svela con incredibile anticipo il lato oscuro dei social media con una chiaroveggenza che sa dell'incredibile.
Il libro descrive un orrore che persuade il lettore a cercarne la verità, perché c'è sempre una verità nascosta, da trovare. C'è uno studioso che indaga su strani delitti di un periodo passato, nel quale la città pare essere rimasta vittima di fenomeni misteriosi e inquietanti: un'epidemia di insonnia, profumi e rumori anomali, una catena di vittime dilaniate e grida, tante grida. C'è poi una biblioteca, dove il protagonista cerca di fuggire per trovare risposte, e un archivio, dove uomini e donne custodivano pagine di diario e confessioni in forma di brevi memorie.
Ed è la biblioteca ad aver maggiormente catturato l'immaginazione dei critici. Un'istituzione, sorta misteriosamente al tempo delle venti giornate, in cui ciascuno poteva conoscere le intimità altrui. Un social network d'altri tempi.

Il capoluogo piemontese è il vero protagonista del libro, dietro la sua signorile riservatezza sabauda, sembrano nascondersi torbidi segreti.
L'unico difetto è forse l'eccessiva brevità, ma la forza del libro sta anche in quello che suggerisce senza spiegare, in quanto lascia molto di misterioso ed irrisolto. Si tratta del classico volume di culto che farà discutere per molti anni a venire.
Le venti giornate di Torino è oggi riproposto nel mercato editoriale da Frassinelli, grazie ad una riscoperta collettiva. Quando uscì non ebbe successo e Giorgio De Maria smise di scrivere, per poi eclissarsi nella solitudine, fino alla morte.
Ad incantare il lettore è l'atmosfera da lui creata: paranoica e malsana, carica di orrore come nelle migliori opere di Lovecraft. Più che chiarirsi, con il procedere del romanzo, il quadro delle venti giornate si arricchisce di elementi dissonanti, fino a culminare in un finale catartico e scioccante.
L'immagine più perturbante è, probabilmente, quella di assassini che usano le persone come clave. Ora, oltre ad essere fortissima, è un'immagine estremamente politica: una sorta di lotta in cui è coinvolta la Chiesa, basti pensare alla figura della suora che cerca di convincere il protagonista al silenzio.

Tutto questo in un romanzo di un centinaio di pagine che è un vortice di situazioni in bilico tra il surreale e il patologico, dentro una cornice di normalità insidiosa. E' una storia progettata per danneggiare l'equilibrio mentale di chi la legge.
Le venti giornate di Torino non è altro che una premonizione dei moderni social network:"un bacino di scarico dove ognuno poteva rovesciare ciò che voleva, tutta la poltiglia che teneva dentro"; un elemento che aggiunge fascino ad una storia rivelatrice.
E' un libro che fa paura, non in maniera tradizionale, una paura ragionata, che ci rende consapevoli di come siamo ormai sempre più spiati, la nostra vita al macello.



VOTO: 7


POTETE ACQUISTARE IL LIBRO QUI




Enrico

Commenti