RECENSIONE | FIGHT CLUB di Chuck Palahniuk
TITOLO: Fight Club
AUTORE: Chuck Palahniuk
EDITORE: Mondadori
SINOSSI: Tyler Durden è un giovane che si trascina in una vita di bugie e fallimenti, disilluso dalla cultura vacua e consumistica che impera nel mondo occidentale. Sua unica valvola di sfogo sono gli incontri clandestini di boxe nei sotterranei dei bar. Tyler crede di aver trovato una strada per riscattare il vuoto della propria vita, ma nel suo mondo non c'è posto per alcuna regola, freno, o limite.
RECENSIONE
Si dice che la pazienza è la virtù dei forti e più che mai questo detto è valido per Fight Club. Bisogna resistere fino alla fine per capirlo fino in fondo.
Un libro complesso e compresso, pluritematico: c'è l'insofferenza verso il mondo contemporaneo e l'inadattabilità, c'è l'amore che distrugge e che salva, il tema del doppio. Tutto mixato in uno stile allucinato.
La voce narrante è quella di un impiegato senza nome, insoddisfatto e sempre più a disagio in una società crudele e spietata. Insonne e disperato cerca rifugio nei gruppi di supporto, spacciandosi come malato terminale di cancro. L'incontro casuale con Tyler, cameriere e proiezionista notturno, è una rivelazione. Insieme costituiscono il primo Fight Club che è violenza circoscritta, cruenta e liberatoria. Antefatto del Progetto Caos, per il quale, i due, recluteranno le scimmie spaziali. Il triangolo amoroso si chiude con Marla, imbucata in uno dei gruppi di supporto frequentato dall'anonimo.
Ma, di cosa parla Fight Club? Domanda assai complicata. Di nichilismo buttato in cagnara che è dissacrazione di temi aulici quali la bellezza e l'amore in tutte le sue forme:"Brucia il Louvre e pulisciti il culo con la Gioconda. Almeno così Dio saprà come ci chiamiamo".
Approcciarsi a Palahniuk non è affatto facile e non lo si può fare in maniera leggera, richiede quasi una preparazione psicologica. Fight Club è stato il mio primo contatto con il suo mondo e mi ha sbalordito ma non so se positivamente e meno. Anche adesso che scrivo queste poche righe di commento non credo di aver compreso appieno la sua filosofia e la sua arte ma sta di fatto che mi ha lasciato una grandissima curiosità di leggere altro. Il suo stile è assolutamente inconfondibile, riconoscibile tra mille. Nella sua narrazione sembra ripetersi ma è voluta, per dare risalto a concetti psichedelici.
E' un romanzo culto che svicola dalla normalità, fuori dal comune e per questo, forse, non è adatto a tutti: ai sensibili e ai deboli di stomaco. Spesso leggo e sento discussioni sull'argomento che sostengono la tesi secondo cui sia meglio vedere il film prima di leggere il libro, per 'farsi un'idea'. Nessuno mi scrollerà mai di dosso l'idea che un romanzo è meglio della trasposizione, possa essa vincere Oscar a go go; qui la corrente di pensiero è a favore del cinema rispetto allo scritto ma io ribadisco che se non avete mai letto nulla di Chuck Palahniuk e volete iniziare da qui fregatevene di cosa sia meglio e buttatevi sulla lettura. Non vi è piaciuto? Avrete sempre tempo a cambiare idea con il film, certo, ma intanto vi sarete fatti un'idea tutta vostra. Io rientro in questo gruppo.
Di certo è impossibile restare indifferenti di fronte ad una lettura così particolare, che il giudizio sia positivo o negativo è comunque indubbia la capacità di Palahniuk di incuriosire il lettore che fin da subito capisce di affrontare un prodotto particolare, non appartenente ad alcun genere.
Il libro è un manifesto di quella Generazione X che rappresentava i trentenni che si affacciavano agli anni novanta con angoscia, scettici e apatici verso il futuro, sempre alla ricerca di valvole di sfogo alternative e per riuscirci, l'autore, utilizza un vocabolario diretto e crudo, che nasconde, dietro ad un'apparente confusione, ideologie molto chiare. La critica verso il consumismo è dunque esplicita e chiara.
Il romanzo è rivoluzionario e reale, spiazzante e allucinato (come il suo autore). Dargli un giudizio lucido è stato assai difficile, sulla ragione prevalgono la rabbia e l'impotenza per una società che non ci rappresenta e una politica inesistente, che è poi lo specchio della realtà.
Fight Club è come quella vecchia e bruttissima dipendenza che sai quanto male ti provoca ma dalla quale non riesci a smettere, perchè conosce il tuo lato più tormentato ed è in grado capirlo.
VOTO: 7
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Enrico
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