RUBRICHE | LO SAPEVI CHE... Romanzo Storico (parte V)

Riccardo Bacchelli


Agli inizi del Novecento, quando trionfava una corrente come il Futurismo e si invocava il superamento dei modelli ottocenteschi e l'abolizione della narrazione in senso tradizionale, il romanzo storico ebbe generalmente minor fortuna; con l'eccezione, su un piano di narrativa popolare, del romanzo d'appendice (ricordiamo I Beati Paoli di Luigi Natoli, pubblicato a puntate tra il 1909 e il 1910 e ambientato nella Palermo dell'inizio del XVIII secolo) e, sul piano letterario, con l'eccezione delle opere di Riccardo Bacchelli.
Significativi, in particolare, il romanzo Il diavolo al Pontelungo (1927) e la successiva trilogia Il mulino del Po (1938-1940), di oltre mille pagine, basata su un cospicuo lavoro di ricerca.
L'autore vi ricostruisce, attraverso tre generazioni, un secolo di storia dall'inizio dell'Ottocento alla Grande Guerra.
Singolare la figura di Carlo Alianello, il capostipite del revisionismo del Risorgimento, che nel 1942 diede alle stampe L'Alfiere, ambientato al tempo della spedizione dei Mille.
Nella seconda metà del secolo Alianello pubblicò altri romanzi storici revisionistici: Soldati del Re (1952), L'eredità della priora (1963), La conquista del Sud (1972).
La tragedia della seconda guerra mondiale ispirò una vasta produzione letteraria, alcune opere all'interno della quale sono talora considerate romanzi storici, pur non rientrando a rigore nel genere, poiché si riferiscono a esperienze vissute dagli autori.
Tra queste Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern, Centomila gavette di ghiaccio di Giulio Bedeschi, Il cavallo rosso, I più non ritornano, Gli ultimi soldati del re di Eugenio Corti, le opere di Primo Levi e di Curzio Malaparte.
Lo stesso vale per il neorealismo, effetto della "smania di raccontare" le esperienze appena vissute della guerra e della Resistenza, secondo le parole di Italo Calvino nella prefazione al suo romanzo Il sentiero dei nidi di ragno.
Tra gli anni cinquanta e sessanta, all'indomani della nascita della Repubblica Italiana, Vasco Pratolini pubblicò la trilogia Una storia italiana (Metello, Lo scialo e Allegoria e derisione), che narra la storia del Paese dall'unità al ventennio fascista: l'intenzione dello scrittore era quella di raccontare il passato comune allo scopo di avviare una migliore comprensione del presente.

Di grande rilievo è la figura di Maria Bellonci, che dopo aver esordito nel 1939 con una biografia di Lucrezia Borgia diede alle stampe diversi romanzi e racconti storici, dal '47 fino agli anni ottanta: ricordiamo i titoli Segreti dei Gonzaga, Tu vipera gentile, Rinascimento privato.
Molto rilevante anche la figura di Anna Banti, che nel '47 pubblicò Artemisia, sulla vita della pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi, una donna dalla spiccata vocazione artistica in lotta con i pregiudizi del suo tempo.
Ricordiamo inoltre Noi credevamo (1967), nel quale la scrittrice rivive le aspirazioni e le memorie del nonno, fervente mazziniano per anni prigioniero nelle carceri borboniche.
Nel 1958 fu pubblicato, postumo, Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, forse il più celebre tra i romanzi storici italiani a livello internazionale (anche per via della versione cinematografica di Luchino Visconti).
La Sicilia borbonica al tramonto che vi è ritratta rappresenta non tanto un'area geografica destinata a cambiare quanto un mondo che si evolve, restando però sempre uguale a sé stesso.
Sempre in ambito siciliano, non si può non citare Il consiglio d'Egitto di Leonardo Sciascia, uscito nel 1963.
Il romanzo è ambientato in una Palermo del Settecento dove vive e agisce un abile falsario il quale "inventa" un antico codice arabo che dovrebbe togliere ogni legittimità ai privilegi dei baroni siciliani.

La Storia di Elsa Morante, pubblicato nel 1974, fu un evento di primo piano sul piano letterario e anche editoriale: l'autrice impose all'editore un prezzo di copertina molto basso, per evidenziare l'ispirazione e la destinazione popolare della sua opera, che ottenne un grande successo.
Secondo alcuni quella della Morante fu una grande operazione di recupero e rilancio del romanzo storico.
D'altra parte, l'opera è ambientata in un'epoca nella quale l'autrice ha vissuto (seconda guerra mondiale) quindi, per la stessa ragione per la quale i romanzi neorealistici sopra citati non possono essere definiti storici, e anche in base alle definizioni del genere riportate a inizio voce, la classificazione de La Storia come romanzo storico può apparire discutibile.
L'anno successivo, il 1975, lo scrittore e saggista Mario Pomilio diede alle stampe la sua opera più nota, Il quinto evangelio, per la quale vale lo stesso discorso: per quanto sia talvolta ascritta al novero dei romanzi storici, è ambientata nel corso della seconda guerra mondiale, quando l'autore era vivente e operante.
Nel 1979 uscì L'ordalia di Italo Alighiero Chiusano, ambientato invece nel Medioevo, che ottenne il Premio Selezione Campiello e fu al centro di una grande attenzione; a posteriori, l'opera sembra in qualche modo aver 'aperto la strada' a Il nome della rosa di Eco.


Enrico

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