ANDREA CAMILLERI, omaggio al maestro

17 luglio 2019, l'Italia e il mondo piangono la scomparsa di un maestro della letteratura moderna e contemporanea. E' un giorno estremamente triste per chi ama la cultura classica del bel paese, tratteggiata da quella vena spicciola, ironica e tagliente che la trinacria esprime.
Andrea Camilleri si è spento stamani all'ospedale Santo Spirito di Roma dove era ricoverato ormai da un mese a causa di un arresto cardiaco dal quale non ha mai ripreso conoscenza.

Conosce la fama nel 1994 grazie a La forma dell'acqua, primo romanzo poliziesco con protagonista il commissario Montalbano. Da lì un susseguirsi di successi letterari incredibili con oltre 40 romanzi tutti dedicati al poliziotto più amato d'Italia. Una popolarità che lo gratifica nonostante nessun premio vinto.
Aveva 93 anni, nato il 6 settembre del 1925 a Porto Empedocle (AG), era figlio unico dei coniugi Carmelina Fragapane e Giuseppe Camilleri, ispettore delle compagnie portuali che partecipò alla marcia su Roma.
Definito un 'ragazzo vivace', inizia gli studi al collegio vescovile di Agrigento, dal quale viene espulso per aver lanciato uova su un crocifisso, e continuarli poi al Liceo Classico della città. Si diploma senza fare esami, poiché, a causa dei bombardamenti e in previsione dell'imminente sbarco in Sicilia delle forze alleate, le autorità scolastiche decisero di chiudere le scuole e di considerare valido il secondo scrutinio trimestrale. Si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Palermo ma non concluderà mai gli studi.
Nel 1942 inizia la carriera teatrale e nel '54, a 29 anni, quella televisiva in RAI ma non viene assunto perché, dice lui, comunista. Accadrà solo tre anni dopo.
Nei primi 2000 decide di scendere in politica ma non riuscirà a concretizzare buone alleanze ed accordi per ascendere alle elezioni europee del 2009. 

La caratteristica che ha sempre distinto Camilleri è il linguaggio. Questa sua peculiarità si formò quando, assistendo in ospedale suo padre morente, gli raccontò una storia che avrebbe voluto pubblicare ma che non era capace di comporre in italiano: fu proprio il padre a suggerirgli di scriverla come gliel'aveva raccontata. Una 'miscela' di italiano e siciliano.
Uno scrittore che vuole essere compreso da tutti non può esprimersi completamente in siciliano, occorre adottare un linguaggio equilibrato dove i termini dialettali abbiano la stessa qualità e risonanza di quelli italiani. Quello di Andrea Camilleri fu un duro lavoro di elaborazione, per poter mescolare i termini tratti non dalla letteratura alta ma dai vari dialetti siciliani comunemente parlati, come quello vigatese utilizzato da Montalbano nel comune creato dall'autore per ambientare le indagini.
"Non si tratta di incastonare parole in dialetto all'interno di frasi strutturalmente italiane, quanto piuttosto di seguire il flusso di un suono, componendo una sorta di partitura che invece delle note adopera il suono delle parole. Per arrivare ad un impasto unico, dove non si riconosce più il lavoro strutturale che c'è dietro. Il risultato deve avere la consistenza della farina lievitata e pronta a diventare pane".
Per la serie 'scherzi del destino', Camilleri è stato colpito da malore mentre, ormai quasi cieco, preparava lo spettacolo Autodifesa di Caino che si sarebbe tenuto alle antiche Terme di Caracalla, proprio due giorni fa.
"Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio 'cunto', passare tra il pubblico con la coppola in mano", era solito ripetere. Non è stato così, purtroppo.

Non è mai stato semplice leggerti ma vederti e ascoltarti in TV mi ammaliava e affascinava sempre, sarei potuto stare ore e ore davanti allo schermo per incantarmi con i tuoi racconti. Una timbro inconfondibile e magico.
Il mondo ti ricorderà, per sempre.


ARRIVEDERCI, GRANDE MAESTRO!



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Enrico

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