RECENSIONE | LAME DI LUCE... Bosch e il delitto milionario
Lame di luce (Lost Light) è il nono romanzo di Michael Connelly con il famosissimo detective Harry Bosch, edito nel 2003 e facente parte di una serie di opere, con protagonista il detective, che hanno scalato le classifiche di tutto il mondo.
Un successo strepitoso per un ex giornalista di cronaca nera che deriva dall'avere una fantasia strabiliante unita certamente alla sua esperienza pregressa con il giornale.
Tutti quegli aticoli scritti per il Los Angeles Times vuoi non abbiano contribuito a fornire buoni spunti per le sue indagini letterarie?
Sta di fatto che Connelly riesce a scrivere un libro all'anno senza perdere smalto, almeno fino ad ora perchè, come saprà chi mi sta seguendo già da qualche tempo, ho intrpareso il viaggio con questo autore partendo dall'inizio, in sequenza dal primo all'ultimo romanzo e quindi non so cosa combinerà con i prossimi.
Hieronymus
Bosch vive nella caotica e violenta Los Angeles ed è un agente capace
ma dal carattere difficile, piccolo orfano, reduce dal Vietnam,
un passato di eccessi tra fumo e alcol, un matrimonio fallito e una
casa
semidistrutta da un terremoto ne fanno un elemento importante per le
indagini più complesse ma "scomodo" per i superiori che subiscono
pressioni politiche e d'immagine alle quali l'ormai cinquantenne
detective non si è mai piegato.
In questo romanzo il detective è andato in pensione, ma si annoia a non far niente, così decide di mettere la parola fine ad un caso di quattro anni prima, che
ha visto la morte di una ragazza, la sparizione di due milioni di
dollari usati in un set cinematografico e la scomparsa di un'agente
dell'F.B.I..
Gli ostacoli non mancano ma Harry non si fa impressionare neppure dagli agenti dell'F.B.I.
che lo tengono recluso per quasi un giorno in un carcere di massima
sicurezza dove si trovano i sospettati di terrorismo.
Nonostante
tutto Harry continua le indagini, sostenuto da un altro agente dell'F.B.I., Roy Lindell, amico intimo dell'agente scomparsa quattro anni prima.
Il caso sembra sbloccarsi dopo la confessione di un poliziotto corrotto che, nella speranza di
aver parte al ricco bottino, non aveva esitato a togliere di mezzo ogni
possibile ostacolo.
Sentimenti contrastanti mi hanno invaso fin dalle prime pagine, capirete voi la mia delusione e il timore provato alla fine del romanzo precedente nel leggere di un Bosch rinunciatario e deciso a ritirarsi per sempre dalle scene abbandonando la polizia ma il tutto è forse stato sopraffatto dalla grandissima curiosità di sapere come sarebbe continuata la sua vita.
Sapevo che non finiva con un distintivo lasciato nel cassetto di una scrivania, doveva esserci qualcosa che potessere smuovere la coscienza del nostro detective ed infatti, come già successo ne L'ombra del Coyote, è proprio un caso irrisolto di diversi anni prima ad accendere la miccia e spingerlo ad agire.
Connelly però dipinge un Harry Bosch nuovo, diverso, sembra un uomo più pacato nei modi e riflessivo nelle azioni, mi ha stupito la sua tranquillità nell'affrontare l'arresto e quella nei toni usati con le forze dell'ordine incaricate della sicurezza nazionale.
Ero abituato ad un tipo duro e scontroso e invece sono rimasto piacevolmente colpito dai suoi modi, chissà, sarà la vecchiaia.
Lo trovo un romanzo molto studiato, pensato e psicologicamente riflessivo sull'identità di Harry come detective, una sorta di 'senso della vita' che mi è piaciuto moltissimo, me lo conferma l'autore che adotta per la prima volta una narrazione in prima persona, vista dagli occhi del detective quasi fosse la sua anima a parlare.
Soggettivamente non amo questo tipo di narrazione perchè non riesco a darne una mia interpretazione ma sono inevitabilmente influenzato dalla personalità del personaggio che mi coinvolge a tal punto da credere che ciò che fa lui è esattamente ciò che farei io, anche se è la cosa sbagliata.
L'autore però ha fatto centro perchè è questo aspetto a rendere il romanzo 'vivo'.
L'autore però ha fatto centro perchè è questo aspetto a rendere il romanzo 'vivo'.
Nella storia poi Harry si riavvicina anche alla ex moglie Eleanor Wish, dalla quale scopre di avere avuto una figlia che ormai ha quattro anni.
E' la ciliegina sulla torta, aspettavo questo momento da ormai 2 libri, l'ansia era troppa e scoprire l'esistenza di una bambina spiazza tanto Bosch quanto il lettore: il finale strappa lacrime è servito.
Il mio voto: 9/10
Enrico
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