RUBRICHE | LO SAPEVI CHE... Romanzo Generazionale

J.D. Salinger
Il romanzo generazionale è un sottogenere di romanzo, in cui il protagonista rifiuta la maturità o la formazione.
È quindi dialetticamente l'opposto del romanzo di formazione (Bildungsroman).
La critica letteraria sino ad oggi ha parlato solo del Bildungsroman e mai di quello generazionale, confondendo i due.

Il termine "generazionale" si riferisce al fatto che il protagonista ritiene di essere l'unico vero interprete della sua generazione.
Il romanzo generazionale va distinto dal romanzo sulla generazione.
Quest'ultimo infatti si riferisce alla generazione in modo piuttosto oggettivo, come fa Flaubert ne L'educazione sentimentale, mentre il romanzo generazionale è il romanzo della generazione in senso soggettivo, cioè il romanzo come voce della generazione.

Il romanzo generazionale è un romanzo che rifiuta il conformismo che comporta la maturità, ritenuta causa di distorsione della lettura della realtà, poiché rende incapaci di vedere naturalmente, in modo disincantato, il mondo.
Tutti i romanzi generazionali sono una confessione del protagonista, qualunque sia la tecnica narrativa in cui sono scritti.
Il protagonista del romanzo generazionale è un giovane che si pone così: io sono l'entelechia della mia generazione, colui che la rappresenta, che la sussume in sé; io sono colui che rifiuta l'ideologia della maturità, e che al contrario dei "conformisti" maturi capisce realmente il mondo e lo riesce a descrivere e interpretare.
Questa posizione nei confronti del mondo si ritrova in tutti i protagonisti dei romanzi generazionali. Tra i più significativi ricordiamo: l'Ortis del Foscolo, Un eroe del nostro tempo di Lermontov, Il giovane Holden.
I protagonisti del romanzo generazionale sono tutti giovani, come accade nel Bildungsroman.
La giovinezza è una categoria storica che nasce con la rivoluzione industriale a fine ‘700, in cui i figli dei borghesi potevano permettersi un periodo di educazione e di formazione prima di entrare nel mondo del lavoro.
Come accade nel Bildugsroman, anche nel romanzo generazionale la giovinezza assume un valore simbolico assoluto, in quanto è il periodo in cui si programma il futuro, scegliendo o il rifiuto del mondo "conformista" (nel romanzo generazionale), o la sua accettazione attraverso l'inserimento nel lavoro e il matrimonio (nel romanzo di formazione).

Il romanzo generazionale nasce prima di quello di formazione.
Poco dopo essere nati alla fine del '700 questi due sottogeneri scompaiono quasi del tutto, fino a ricomparire nel '900.
Il romanzo che contiene entrambi in nuce è La nuova Eloisa di Rousseau del 1761.
Questo, che è un carteggio tra due amanti, ha come protagonista Giulia, una giovane che nella prima parte del romanzo rifiuta la maturità e le responsabilità, ma che alla fine accetta di sposarsi.
Ma il primo romanzo che si può definire generazionale è I dolori del giovane Werther di Goethe del 1774.
Il protagonista ritenedo la propria anima più grande del mondo, lo rifiuta e si suicida. Successivamente Goethe stesso supera il romanzo generazionale, scrivendo il primo romanzo di formazione La missione teatrale di Guglielmo Meister.
In questo modo inizia la dialettica tra i due sottogeneri di romanzo.
Altro romanzo di formazione classico è Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen.
I successivi romanzi generazionali più noti sono: Le confessioni di un figlio del secolo di de Musset (1836), Un eroe del nostro tempo di Lermontov (1840), Il garofano rosso di Vittorini (1933), Il sogno di una cosa di Pasolini (1949), Il giovane Holden di Salinger (1951).
In Italia negli anni '70 con il tardo-moderno Cani sciolti di Renzo Paris (1973) ritorna il romanzo generazionale, ripreso dai successivi Palandri (1979), Tondelli (1980), Piersanti, De Carlo, Del Giudice, Ballestra, Brizzi, Demarchi, Culicchia, Nuzzolo.


Enrico

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