RUBRICHE | LO SAPEVI CHE... Romanzo Storico (parte III)

Ritratto di Alexandre Dumas da giovane


La Germania conobbe una grande fioritura di romanzi storici immediatamente successiva alla diffusione delle opere di Scott, a partire dal 1834, quando Ludwig Rellstab (1799-1860) pubblicò il primo romanzo storico tedesco dal titolo 1812, fin verso la metà degli anni quaranta.
Ricordiamo il romanzo storico-umoristico Le brache del signor von Bredow di Willibald Alexis (pseudonimo di Wilhelm Häring, 1798-1871) e soprattutto Witiko di Adalbert Stifter.
Nella seconda parte del secolo, si distinguono le opere di Felix Dahn, tra le quali Ein Kampf um Rom.

Michail Nikolaevic Zagoskin (1789-1852) ottenne un grande successo con il romanzo Jurij Miloslavskij o i russi nel 1612 (1829).
Altro seguace del romanzo storico alla maniera di Scott fu Ivan Ivanovic Lazecnikov (1792-1869), con L'ultimo Novik (1831-1833) sul periodo di Pietro il Grande e La casa di ghiaccio (1835), che si svolge all'epoca dell'imperatrice Anna di Russia.
L'anno successivo, il 1836, Aleksandr Sergeevič Puškin diede alle stampe La figlia del Capitano, ambientato nel Settecento, al tempo della zarina Caterina II di Russia.

Non si può non citare in primo luogo Alexandre Dumas (padre), che fu grande ammiratore di Scott per tutta la vita.
Nel 1822, a vent'anni, Dumas scrisse un testo teatrale intitolato Ivanhoë, adattando un episodio del romanzo dell'autore scozzese (testo che rimase inedito fino al 1974); molti anni più tardi, nel 1862, fece dare alle stampe una propria traduzione di Ivanhoe.
Fortemente influenzato da Scott, utilizzò ambientazioni storiche dapprima nel teatro (il suo Enrico III e la sua corte (Henri III et sa cour) fu il primo dramma storico romantico) e in seguito nel feuilleton: il ciclo dei Moschettieri è ambientato nel Seicento, quello degli ultimi Valois nel tardo Cinquecento, mentre quello della Repubblica Partenopea, e quello di Maria Antonietta e della Rivoluzione, sono ambientati nel tardo Settecento.
Ma a parte Dumas, fu proprio dal superamento del romanzo storico che in Francia nacque la narrativa moderna.
Di grande influenza fu la figura di Stendhal, che stigmatizzò alcuni elementi tipici del genere, come la tendenza al pittoresco e quella a riprodurre vicende patetiche e melodrammatiche.
Per Stendhal la storia in sé non era che fredda cronaca, mentre solo il romanzo era vero documento, perché in grado di rievocare concretamente atmosfere e passioni.
Scelse quindi di rappresentare nei suoi romanzi l'epoca in cui viveva, o un'epoca di poco precedente (come ne La Certosa di Parma), con lo stesso realismo e con la stessa attenzione per il percorso psicologico dei personaggi che Scott utilizzava nel rappresentare un'epoca passata.
La strada indicata da Stendhal fu seguita soprattutto da Honoré de Balzac al quale, secondo György Lukács, si deve il passaggio dalla "rappresentazione della storia passata" secondo l'esempio di Scott alla "rappresentazione del presente come storia".
La nuova era, quella del naturalismo e del verismo, si aprì nel segno di Gustave Flaubert e proseguì nel nome di Émile Zola.
Anche Victor Hugo si avvicinò allo storico con Notre Dame de Paris, romanzo gotico e medievale, nel quale sono presenti elementi pittoreschi nonché una certa enfasi sull'irrazionalità delle passioni. Ma il suo capolavoro, I miserabili (1862), è inserito in un contesto temporale molto più vicino a quello nel quale l'autore visse (il periodo post napoleonico) e, più orientato al sociale, è difficilmente riducibile a un romanzo storico in senso stretto.


Enrico

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