INTERVISTE | Come iniziano i suoi romanzi

In un'intervista rilasciata nel 2013 il re del brivido spiega l’importanza del giusto attacco nei libri, tanto per il lettore quanto per lo scrittore.
In un romanzo, una buona parte del lavoro di 'cattura' del lettore arriva dalle prime righe.
Questa tesi è facilmente condivisibile, ma lo è ancora di più se a sostenerla è nientemeno che Stephen King, il quale, in un’intervista al magazine statunitense Atlantic , ha spiegato proprio l’importanza del giusto incipit.
Innanzitutto, secondo il maestro, perché una frase di apertura sia davvero buona e quindi riesca a convincere il lettore a iniziare la storia, è necessario che sappia esprimere una 'voce'.

"La voce di un romanzo", spiega King, "è qualcosa di simile a quella di un cantante, come Mick Jagger o Bob Dylan".
Si tratta di una qualità distintiva, unica e riconoscibile immediatamente, che va a braccetto con lo stile.
"Nei libri davvero buoni", continua, "il potente senso di questa voce si percepisce proprio dalla prima riga".
L’esempio che porta è tratto da Shoot, un romanzo del 1973 di Douglas Fairbairn, che inizia così: "This is what happened."
È questa secondo King l'essenza degli attacchi, la frase di apertura per eccellenza, chiara, pulita, affidabile: "Stabilisce fin da subito con che genere di narratore abbiamo a che fare: qualcuno disposto a parlare, a dire la verità".

Ma l’attacco esatto è importante anche per lo stesso scrittore, che ha bisogno della porta giusta che lo introduca al meglio nella trama, nell’anima della storia che vuole raccontare. 
"Quando comincio un libro provo a scrivere il primo paragrafo.
Un paragrafo di apertura.
E in un periodo di settimane e mesi, talvolta anni, lo riformulo più e più volte finché non mi convince.
Solo allora so che posso fare il resto del lavoro."
È forse per questo che Stephen King ricorda a memoria praticamente ogni frase di apertura dei suoi romanzi.
Come quella che il maestro considera la sua meglio riuscita, in Cose preziose: "You've been here before.", questi 20 caratteri, disposti da soli in una pagina intera, convincono il lettore a continuare.

Importantissimo quindi l’attacco, ma non costituisce ovviamente l’unico elemento fondamentale di un buon romanzo.
Stephen King conclude infatti la sua riflessione in questo modo: "Non si crea una carriera di scrittore basandosi sulle prime righe.
La storia deve essere presente, è lei il vero lavoro".


Enrico

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