RECENSIONE | IL CACCIATORE DI AQUILONI... coraggio e perdono fraterno

Il cacciatore di aquiloni (The Kite Runner), è il primo romanzo dello scrittore statunitense di origine afgana Khaled Hosseini, pubblicato in Italia nel 2004.
Si dice che il tempo guarisca ogni ferita. Ma, per Amir, il passato è una bestia dai lunghi artigli, pronta a riacciuffarlo quando meno se lo aspetta.
Sono trascorsi molti anni dal giorno in cui la vita del suo amico Hassan è cambiata per sempre in un vicolo di Kabul. Quel giorno, Amir ha commesso una colpa terribile.
Così, quando una telefonata inattesa lo raggiunge nella sua casa di San Francisco, capisce di non avere scelta. Deve tornare a casa per trovare il figlio di Hassan e saldare i conti con i propri errori mai espiati. Ad attenderlo, a Kabul, però non ci sono solo i fantasmi della sua coscienza. C'è una scoperta sconvolgente, in un mondo violento e sinistro dove le donne sono invisibili, la bellezza è fuorilegge e gli aquiloni non volano più. E' la storia di un popolo, quello Afgano, martoriato dalla guerra; la storia di vite violate, di infanzie distrutte e private dei diritti più elementari; la storia di gente a cui viene tolto tutto, il bagaglio culturale, la dignità, la vita stessa.
E' la storia di un'amicizia vera, di una fratellanza negata per le convenzioni sociali, di un conflitto generazionale tra padre e figlio ma soprattutto l'intensa storia di un uomo e dei suoi tormenti interiori, dei suoi sensi di colpa che lo faranno ripercorrere all'indietro un cammino in modo da potere avere ancora rispetto di sè stesso, avere la possibilità di riscattarsi.
L'incipit ti inculca un senso di attesa per tutto ciò che verrà dopo. E sarà un viaggio grandioso. 
Quella frase di Hassan: "Per te qualsiasi cosa" assumerà poi il suo pieno significato nel corso della storia.
I due protagonisti giocano da sempre insieme e insieme hanno imparato a far volare gli aquiloni ma il loro destino sarà quello di separarsi e con il sopraggiungere della guerra le loro strade non potranno più incrociarsi. Le esperienze di ogni bambino segnano un percorso, avvenimenti che determinano le scelte successive e che indirizzano chi si diventerà da adulti. Nella storia di Il Cacciatore di Aquiloni le paure possono trasformarsi in rigidi vincoli e può accadere di commettere uno sbaglio di cui pentirsi per il resto dei propri giorni. Così Amir diventa un uomo che deve imparare a costruire la fiducia in se stesso con la consapevolezza di non poter tornare indietro nel tempo. Deve imparare a perdonarsi.
La vita è come un aquilone trasportato dal vento, la sua direzione è imprevedibile e il cui filo si può spezzare. Eppure, quando questo accade, è ancora possibile seguire con lo sguardo quel rombo colorato e talvolta persino ritrovarlo, fin dove il vento lo ha trascinato. E' possibile riannodare il filo proprio dove ha ceduto, per farlo volare ancora.

La maggior parte della narrazione è costituita dal flashback che introducono avvenimenti, spesso negativi e che devono ancora verificarsi.
Il linguaggio è chiaro, scorrevole e ricco di descrizioni focalizzate sull'aspetto esteriore dei personaggi mentre mancano quelle sulla caratterizzazione psicologica degli stessi.
La grande accuratezza di Hosseini per i dettagli si riscontra anche nella descrizione dei luoghi, tradizioni, usi e costumi afghani che hanno suscitato in me notevole interesse per un popolo di cui ignoravo la storia e la cui nomea oggi è legata esclusivamente alla guerra che continua ad affliggerlo.
La scelta della narrazione in prima persona permette di stabilire un'empatia con il protagonista e captare le sensazioni da lui stesso provate ma un narratore esterno avrebbe fornito una visione più ampia sulle vicende descritte e una maggiore caratterizzazione psicologica degli altri personaggi coinvolti. Una piccola critica che non svaluta comunque il grande valore dell'opera che vi accingerete a leggere.
Il punto focale proposto da Khaled Hosseini ne Il cacciatore di aquiloni, è sicuramente la risoluzione ai sensi di colpa dovuti ad un errore commesso che non si ottiene con l'impassibilità e lo scorrere del tempo, bensì con il riscatto, anche indiretto, del male conferito.

In un romanzo crudo come questo, dove le figure dei talebani vengono dipinte nella loro assurda osservanza a qualcosa che neanche conoscono, anche l'Islam può essere letto nella sua forma più profonda e veritiera. Gli estremi si contorcono ma lasciano intravedere quell'umanità profonda propria di questa confessione che, ponendo al centro l'uomo, lascia i terreni dell'ortodossia cieca e muta per camminare sui campi dell'amore e della misericordia.
Tristezza e miele. Sembrano quasi un ossimoro, sopratutto se contrapposti allo sfondo di una storia ambientata negli anni più crudi dell'Afganistan e che invece racchiudono le verità di ogni vita dove la tristezza e miele si uniscono in un unico gusto da assaporare fino al giorno in cui puoi trovare miele nella tristezza e tristezza nel miele.
Così è la storia del piccolo Amir e la sua paura di non essere all'altezza delle prospettive del padre, la non capacità di contraccambiare l'amicizia del 'servo-fratello' Hassan, una vita da estraneo tra i suoi fino a quando quella stessa vita non gli ripropone la sua stessa storia a ritroso in modo da chiudere ogni porta lasciata aperta e concedere quella chiusura che rende tutto perfetto come un cerchio.
Merita un accenno particolare il personaggio di Baba, padre di Amir, figura rigida, restio nel dimostrare affetto e sentimenti. Una personalità rivoluzionaria. Per lui religione non significa non mangiare carne di maiale o non bere alcolici. Per Baba il delitto più grave è il furto: "se uccidi un uomo, gli rubi la vita, rubi il diritto di sua moglie ad avere un marito, derubi i suoi figli di un padre. Se dici una bugia a qualcuno, gli rubi il diritto alla verità. Se imbrogli, quello alla lealtà".

Leggere questo libro significa provare ciò che provano i personaggi, è come se lo scrittore rubasse ogni volta una parte di te. Un libro travolgente che merita e deve essere letto. Un libro che fa rimanere con il fiato sospeso, che fa sognare.
Il cacciatore di aquiloni è un romanzo sul senso della famiglia, sulla cultura afghana, sul legame dell’amicizia. Un romanzo la cui bellezza risiede nella sensibilità dell'autore nel coinvolgere il lettore e nel farlo sentire parte del racconto stesso. Una storia struggente, che ti accompagna in un paese straziato dove gli aquiloni non volano più.



Il mio voto: 9



Enrico

Commenti

  1. Libro stupendo. Beppe Gaido

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    1. Ho impiegato molto tempo per iniziarlo ma alla fine non me ne sono pentito. Un grandissimo e bellissimo romanzo.

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