RECENSIONE | OSSESSIONE... la verità ha un caro prezzo

Ossessione (Rage) è il quarto romanzo pubblicato da Stephen King, nonostante abbia iniziato a scriverlo nel 1966, quindi precedentemente la sua prima pubblicazione Carrie del 1974, non fu edito fino al 1977.
E' il primo suo libro scritto sotto lo pseudonimo Richard Bachman e destinato alla sezione economica di qualche stazione per autobus e zone di sosta sulle grandi autostrade.
Non vide lo straccio di una promozione e il prezzo era davvero effimero: 1 dollaro e mezzo.
D'altra parte nessuno aveva mai saputo dell'esistenza di tale autore e infatti il successo arrivò solo nel 1985 quando tutti i libri di Bachman uscirono in raccolta con il nome di Stephen King.
Si tratta di un romanzo semplice e ancora acerbo nel lessico ma molto duro, disperato e crudo per la società di quegli anni che altro non è che lo specchio della società moderna.
Lo stesso autore non lo ama come afferma nelle introduzioni di altri suoi romanzi firmati con pseudonimo e considera un bene il fatto che sia fuori commercio.
Già, quest'opera è fuori catalogo ormai da diversi anni ormai e non solo negli States ma in tutto il mondo perchè tratta un argomento veramente scomodo.

Il protagonista è Charlie Decker, un liceale all'ultimo anno che un giorno impugna una pistola e a sangue freddo spara a due suoi insegnanti.
Da questo momento prende la classe in ostaggio, inizia la sua discussione con la polizia e dà il via ad una sorta di seduta psichiatrica di gruppo costringendo i compagni a rivelare imbarazzanti segreti sulla loro vita privata: il loro lato peggiore.
Un buona parte del libro consiste in flashback sull'infanzia e sull'adolescenza di Charlie, una famiglia deteriorata con un padre padrone e una madre succube che non possono dare un giusto insegnamento al figlio.
Charlie sviluppa così una personalità fortemente disturbata a causa dei maltrattamenti fisici e psicologici subiti fin dalla tenera età quando, ad esmpio, a soli 9 anni è costretto a sorbire discorsi scabrosi sul sesso da parte del padre ubriaco durante una battuta di caccia.
E' dunque questo lo scopo della sua 'terapia di gruppo': far confessare ai compagni i più oscuri segreti dell'anima che mai avrebbero raccontato se non costretti.

Trovo che il libro sia una metafora perfetta della condizione di vita di moltissimi giovani adolescenti che probabilmente si rispecchierebbero nella personalità del protagonista, nelle sue turbe interiori e nei ricordi di un passato non proprio felice con miriadi di segreti che devono essere taciuti per non finire vittima del 'branco'.
Il bullismo è una piaga da denunciare sempre che dilaga ancora oggi, più di ieri e che porta in molti casi alla morte: in Italia con il suicidio purtroppo in aumento; invece negli Stati Uniti bisogna fare i conti con le armi e le stragi nelle scuole proprio come King racconta.
Ora capite perchè lo definisco un libro scomodo e pericoloso, se da una parte è una sorta di denuncia nei confronti di una società ormai troppo malata, dall'altra potrebbe essere 'd'esempio' ai molti adolescenti che sono vittima di soprusi.

Posso citare un paio di casi estremamente simili alla storia che ho letto e che mi hanno personalmente sconvolto.
Il primo in California nel 1988, a San Gabriel lo studente Jeffery Lyne Cox irruppe nella classe armato e tenne in ostaggio i suoi compagni per ore senza fare vittime. Quando fu arrestato dichiarò di essere stato in parte ispirato da Ossessione che lesse diverse volte.
Il secondo, forse ancor più raccapricciante per la somiglianza, a Washington, nel 1996, quando Barry Loukaitis entra in aula e fredda l'insegnante di algebra insieme a due studenti e dichiara: "Questo batte algebra sicuramente, non è vero?".
E' proprio dopo questi e altri fatti simili che King decise di togliere dal mercato il libro, una cosa dovuta spiegò ma sottolineando come un'opera letteraria non può considerarsi causa principale di crimini che hanno radici più profonde nella società.
Da quel momento non scrisse più opere che potessero fornire spunti a soggetti psicologicamente disturbati ma realizzò, nel 2010, un saggio sulla proliferazione delle armi nel paese dal titolo GUNS.

Non è facile dare un'opinione libera su quest'opera, in un modo o nell'altro si è condizionati da tutto ciò che è il retroscena e che passa sicuramente in primo piano.
Ho divagato, sono uscito forse da ciò che sono i confini di una recensione letteraria ma permettetemi di dire che era inevitabile.
In generale però il libro è piacevole alla lettura, scorre molto bene e in pochissimo tempo si finisce, è molto acerbo ancora come dicevo all'inzio ma è comprensibile visto che è stato scritto dall'autore ai tempi dell'università.
Penso sia una lettura necessaria, fa riflettere sull'importanza che diamo alle cose e soprattutto l'importanza della vita.



Il mio voto: 8/10



Enrico

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