RECENSIONE | LA BAMBINA CHE AMAVA STEPHEN KING... le piccole sorelle misteriose

La bambina che amava Stephen King è un romanzo thriller/horror scritto da Claudine Dumont e ancora inedito in Italia.
Uscirà il mese prossimo nelle librerie italiane per la casa editrice La Corte Editore.
Vi starete chiedendo il perchè parlare di un libro che ancora non è stato editato in Italia, in realtà io l'ho già letto.
Infatti, in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino 2016, la casa editrice in questione lo ha portato tra i suoi stand in anteprima e chiunque aveva l'occasione di acquistarlo per leggere prima di tutti questa storia.
Anticipo già che a me non è piaciuta.

Andiamo però con ordine, chi è Claudine Dumont? Non l'avevo mai sentita prima e credo che nel nostro paese non sia ancora arrivata se non, a breve, con questo libro.
E' una scrittrice canadese che ha studiato letteratura e psicoanalisi, attualmente lavora come fotografa professionista e insegna francese al liceo della sua città.
E' autrice già di un altro romanzo, tradotto in diverse lingue ma, come dicevo, non credo che l'italiano sia tra queste.

Arriviamo al romanzo: Emilie è una bambina autistica che vive in un mondo tutto suo e ama divorare i libri di Stephen King, il suo autore preferito.
Emily è quindi sempre stata diversa ma adesso quell'essere diversa è cambiato.
Un incidente l'ha trasformata in qualcosa che non ci si riesce a spiegare, che non si riesce a tollerare e che sembra non farle più avere bisogno di Julie, sua sorella, l'unica che sa accedere al "suo" mondo e con la quale ha sempre avuto un rapporto speciale.
Julie quindi farà di tutto, comprese alcune decisioni impossibili e atti senza senso, per capire cosa stia succedendo veramente e trovare una soluzione per riportare indietro la sua sorellina.

Bene, le premesse sembrano davvero WOW, un romanzo ad alto contenuto di elementi horror e dark e poi quel nome, scritto in caratteri così grandi quasi a dimostrarne il peso, proprio sulla copertina: Stephen King.
Diciamo la verità, è questo l'elemento che convince di più ad acquistare il libro ed io per primo ammetto che è stato così.
Trovo però questo 'stratagemma' davvero brutto, utilizzare il nome di un così grande scrittore per vendere copie è quasi un modo subdolo per fare soldi.
Per carità, all'interno del romanzo viene citato e vengono citate diverse sue opere ma in realtà la storia sarebbe rimasta in piedi anche senza questi particolari.
I toni e le ambientazioni ricordano molto quelli dello scrittore americano e si vede come lui abbia avuto una notevole influenza sull'autrice ma no, il titolo non lo accetto proprio.

E' un romanzo breve, molto semplice e povero di personaggi, in 190 pagine (carattere molto grande) le uniche figure che appaiono sono quasi sempre le due sorelle che trascorrono le giornate in casa, nella loro camera da letto.
Brevi e poco frequenti sono i dialoghi tra le due, spesso ci si trova di fronte ad un monologo psicologico di Julie (la più grande) che non si capacita dei motivi che hanno spinto l'amata sorella a certi comportamenti, ai limiti del cannibalismo.
E' quasi come se tutto succedesse e, tu lettore non te ne accorgi, arrivando alle ultime pagine chiedendoti come sia possibile essere già arrivati alla fine.
Anche il finale è molto brutto secondo me, semplice e scontato.

Sul retro di copertina si può leggere: un horror psicologico che mescola il quotidiano della vita reale a un'alta suspense emotiva in una miscela esplosiva e dal frenetico ritmo che vi terranno svegli per tutta la notte.
Si tratta indubbiamente di un horror ma frenetico? No, direi che non mi ha tenuto sveglio tutta la notte anzi, ci ho messo diverso tempo a concluderlo e alla fine ho pensato: che liberazione.
Me lo ricorderò a lungo ma in negativo e non credo lo rileggerò mai, anche il prezzo è piuttosto alto per la qualità che offre.
Scusami Claudine, non me ne volere ma proprio non mi sei piaciuta.



Il mio voto: 4/10



Enrico

Commenti

  1. Lo ho appena terminato, e come era prevedibile lo ho preso solo perché fans di Stephen King. Concordo su tutto quello che scrivi, ma aggiungerei la fastidiosa abitudine di riempire di punti di fine frase tutto il libro... ti vien voglia di prendere in mano una penna e sostituire qualche punto con una virgola. Mi sono presa la briga di contarli in qualche pagina : su 26 righe troviamo ben 31 punti di fine frase, una vera esagerazione.

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    1. L'autrice ha puntato tutto sul titolo ingannando forse il lettore appassionato, sapeva quanto noi kinghiani siamo 'sensibili' non appena leggiamo il nome del RE.
      Nemmeno io amo i periodi brevi, figuriamoci i brevissimi, sono adatti ad un diario di memorie e/o avventure ma non calzano bene su un romanzo che risulta comunque difficile alla lettura, ho faticato a rimanere concentrato nonstante le poche pagine. E poi 'Stephen King' è citato pochissimo, solo come autore di libri che una delle due sorelle ama leggere, mi aspettavo qualche aneddoto o riferimento in più alla sua carriera o vita.
      Un romanzo d'esordio mediocre, probabilmente con un altro titolo non lo avrei acquistato.

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