INCONTRI D'AUTORE #8 | Federico Faloppa a Portici di Carta 2019
Sembrava di stare ad una lezione universitaria ma senza tutta quella formalità tipica dei campus accademici. Sarà stata la personalità dell'oratore, o semplicemente il suo modo di presentarti la materia, a rendere un'ora di 'lezione', perchè questo è stato, così spensierata e divertente.
Domenica 6 ottobre si è parlato di parole (scusate il gioco di parole... si, va bhe!) e di linguaggio all'oratorio San Filippo Neri, con Federico Faloppa. E' stata l'occasione per presentare al pubblico torinese il suo ultimo libro: Brevi lezioni sul linguaggio, edito Bollati Boringhieri.
Un libro divertente, ricco di aneddoti che toccano tanti temi: tasselli di un enorme e più complesso mosaico che è il linguaggio umano. Tenta di dare una soluzione alla domanda che quasi nessuno si pone ma alla quale tutti non saprebbero rispondere: che cos'è la lingua? Essa nasce dall'esigenza etica di tramandare ai posteri il testimone che a loro volta passeranno alle future generazioni.
Esistono più di 7000 lingue nel mondo (sembra folle ma è così, c'è chi le ha contate!!), di cui solo la metà scritte, e tutte sono accomunate dal linguaggio.
Tempo fa si distinguevano lingue di serie A da lingue di serie B, cosa che oggi si tradurrebbe in 'razzismo linguistico', ma la verità è che sono tutte uguali e convergono in un viaggio ideologico spettacolare.
Siamo tutti convinti che il linguaggio sia solo il nostro, quello delle persone, dimenticandoci che anche gli animali ne hanno uno (sul quale esiste un intero corso di laurea!) e non ci rendiamo conto di quanto essi siano correlati. L'uno dipende dall'altro. Anche loro hanno un proprio vissuto tramandato; quelli che per noi sono solo suoni e versi per loro sono parole per comprendersi. E' errato pensare che non siano intelligenti, solo perchè non li capiamo; l'unica differenza è da ricercarsi nel metalinguaggio, cioè la capacità riflessiva di parlare del linguaggio stesso, che solo l'essere umano possiede. Se torniamo all'età della pietra, la paleontologia ci aiuta a conoscere la trasformazione che il nostro cranio ha avuto e, di conseguenza, quella del cervello, da cui deriva la moderna neuroscienza. La loro metamorfosi ha giocato un ruolo fondamentale sullo sviluppo della fonetica. Avreste mai pensato ad una correlazione così stretta tra le varie scienze? Il cambiamento evolutivo della laringe e faringe prima, del naso dopo, hanno contribuito ad imprimere accenti alle lingue, sfumature che rendono caratteristici i vari dialetti.
E' per questo motivo che siamo in grado di imparare più lingue. Il bilinguismo, quando ancora poco studiato, si pensava fosse sintomo di poca intelligenza mentre oggi è scientificamente provato che può aiutare a combattere malattie neurodegenerative come l'alzheimer, in età avanzata.
Faloppa, insieme a Marco Aime, ha anche affrontato il tema della morfologia della parola. Esistono lingue che riescono ad utilizzare una sola emissione continua del suono per esprimere quello che in italiano, ad esempio, diremmo con una successione di più suoni. Comunque lo si dica, il fattore importante è il rapporto tra verbo ed oggetto mentre il soggetto rimane più distante. In termini tecnici si chiama 'ordine dei costituenti'. Per farlo comprendere al suo pubblico, Federico, fa l'esempio di Yoda ricordandoci il suo modo di formulare le sue frasi. Ecco, non è necessariamente un modo sbagliato di 'parlare' ma semplicemente il soggetto viene meno alla classica regola che l'Italiano ha.
Esiste poi tutto il mondo della gestualità, forse più studiata del linguaggio stesso. Pensate, solo il 7% delle cose che pronunciamo è fatto di parole, per il resto gesticoliamo. E' una cosa internazionale ma non ha dappertutto lo stesso significato. Ad esempio, prendete quel raggruppare le dita in un immaginario centro della mano, poco sopra il palmo, e muoverlo avanti e indietro; ebbene, se lo usiamo in Italia vuol dire 'che cosa vuoi?' in maniera quasi volgare ma se lo facciamo a Il Cairo è un gesto cortese come a dire 'un momento, e sono da lei'. Incredibile e affascinante.
La lista è lunghissima, Federico accenna ai tocchi del corpo, piuttosto che gli sguardi o le occhiate, elencando una serie di volumi che ne parlano in maniera dettagliata e curiosa. E' nata così la necessità di mettere le emoticon nei messaggi di testo, un tassello che ha aperto una piccola discussione sulla comunicazione online.
E' un linguaggio talmente informale e comune che è più simile al parlato, nonostante sia scritto. E' quello delle nuove generazioni, spesso bistrattato e accantonato ma è un incubatore del futuro, laboratorio funzionale, quindi efficace. Per i giovani è molto più semplice adattarsi rispetto a chi ha qualche anno in più che deve forzatamente adattarsi al cambiamento.
L'incontro si è concluso con un invito: continuare questo straordinario viaggio, ponendoci domande per scoprire e indagare il mistero. Così come nasce, una lingua, può anche scomparire: quando cessa la vita dell'ultimo parlante, muore anche la lingua. Mi ha lasciato basito lo scoprire che alcuni ricercatori, che hanno dedicato la vita intera a questo studio, sono riusciti a catturare l'ultimo suono di un parlante e a documentarlo in testi riconosciuti. Dobbiamo coltivare il nostro senso dell'uso della lingua, per passare quel testimone di cui parlava Faloppa. E' stata un'immersione nel buio profondo di un oceano sconfinato, che tanto ha ancora da offrirmi.
Enrico
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