RECENSIONE | LA COSA OSCURA di Peter Straub


TITOLO: La cosa oscura

AUTORE: Peter Straub

EDITORE: Sperling & Kupfer



SINOSSI: è la notte del 15 ottobre 1966 nella sonnolenta cittadina di Madison, Wisconsin. Quattro ragazzi si incontrano nel bosco, sulle sponde del lago immerso nella nebbia, per stringersi in cerchio e partecipare a un rito di cui ignorano la vera portata. Eel, Hootie, Dilly e Jason sanno solo che il loro nuovo idolo, Spencer Mallon, un tizio dall'aria poco raccomandabile appena arrivato in città, ha promesso loro una buona dose di divertimento: quella notte, risveglierà le acque del lago per evocare il Male. Ma ciò che avviene nel bosco va al di là di qualunque gioco di ragazzi: nel buio, accade qualcosa di inspiegabile, eppure orribilmente reale. E all'alba, svanito nel nulla Mallon, non resta che il corpo straziato di uno dei partecipanti, e le anime distrutte e silenziose degli altri. Quarant'anni dopo, Eel è una donna ragionevolmente felice, ma non ha dimenticato. E quando il marito Lee, scrittore, decide di ispirarsi agli eventi di quella notte del '66 per il suo nuovo libro, per lei ricomincia l'incubo. Ma questa volta Eel è determinata a capire: mettendosi sulle tracce dei suoi vecchi amici, convincendoli a ricordare e a descrivere l'orrore, arriverà vicinissima a scoprire la verità. E a risvegliare una forza oscura e irresistibile, che aspettava soltanto di essere nuovamente evocata.


RECENSIONE


La cosa oscura è un horror vecchio stile, privo di colpi di scena ma denso e soffocante con un'atmosfera cupa che rende vividi gli incubi descritti. Un romanzo pensato e scritto con l'intento di assorbire il lettore ma che naufraga, con il sottoscritto. Viene raccontato molto ma non altrettanto viene mostrato. Si ha la sensazione di essere sempre in bilico tra terraferma e burrone, senza mai ricevere quella leggerissima spinta che ti farebbe precipitare nel baratro della paura.
La trama è quella di un horror adolescenziale, alla stregua di IT ma il libro di Peter Straub è qualcosa di diverso. L'opera non è la ricostruzione dei fatti accaduti nel 1966, si concentra, invece, sulle ricerche del protagonista che incontra di volta in volta i suoi vecchi amici e ottiene da loro un resoconto di quanto avvenuto in quel misterioso rito.
Ed è qui che sorgono i problemi.

E' una ricostruzione troppo confusa e pasticciata, con stravolgimenti raffazzonati ed ingarbugliati. Spesso si sente la necessità di fermarsi per fare mente locale, con la diretta conseguenza che le aspettative vengono deluse. L'epilogo sembra non arrivare mai e poi, quando si giunge alla conclusione, si presentano solo una serie di visioni sconnesse, quasi prive di significato. Rimangono tantissimi nodi irrisolti in una matassa di episodi, a tratti, troppo surreali da ricadere quasi nel ridicolo. La struttura è sempre la medesima e sembra ripetersi con metodica arguzia con l'aggiunta di infimi ed inutili particolari.
Straub utilizza una tattica subdola: metafore, similitudini e frasi fatte vogliono far credere agli occhi di leggere qualcosa di unico quando in realtà si tratta del nulla assoluto. Questo capita specialmente nella prima parte dove l'autore sembra voler trasmettere il messaggio: "guarda che paroloni che uso, guarda come sono bravo!". Poche volte, e questa è una di quelle, ho sentito vacillare il proposito personale di non abbandonare mai un libro e dunque terminarlo, in ogni caso.
Alcune figure tratteggiate da Peter Straub rifulgono, come Meredith Bright e Hootie Bly, mentre altre sono troppo stereotipate. In alcuni punti si dilunga troppo in descrizioni e metafore complesse che costringono a ripercorrere a ritroso le pagine per riuscire a rintracciare il bandolo della matassa.
Sicuramente non è un libro da leggere "in una sola notte" come afferma Stephen King in quarta di copertina.

Si sente spesso paragonare Peter Straub a Stephen King, forse per le collaborazioni avvenute tra i due, e, in effetti, La cosa oscura ricorda numerose opere del RE, soprattutto quelle partorite nel suo periodo 'malato' ma lui, anche nei suoi pezzi più allucinati, mantiene un filo di arte. Qui non ce n'è traccia, una storia noiosa. Cerchi di comprendere cosa sia successo in quel prato, per poi non capirci niente. Un vero peccato.
Se consiglio questo libro? Direi di no.



VOTO: 2/5


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Enrico

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