RECENSIONE | LA BIONDA DI CEMENTO... Bosch e il processo del Fabbricante di bambole

La bionda di cemento (The Concrete Blonde) è un romanzo di Michael Connelly, edito nel 1995, è il terzo di una lunga serie avente come protagonista il detective Harry Bosch.
Anche questo libro, come tutti quelli di questa collana, può essere considerato un 'police procedural' atipico, in quanto la figura di Bosch è assolutamente predominante e non viene messo in particolare risalto l'eventuale contributo alle indagini di altri poliziotti.



Ma, chi è Harry Bosch?
Il suo nome completo è Hieronymus Bosch, che gli è stato dato dalla madre in onore dell'omonimo pittore del XV secolo.
Nato nel 1950, sua madre era una prostituta ad Hollywood, che venne uccisa nel 1961 quando Bosch aveva 11 anni.
Il padre, che incontrò più tardi nella sua vita, invece era un importante avvocato penalista.
Ha passato la sua giovinezza con alcune famiglie adottive occasionali e in vari orfanotrofi e centri giovanili dove apprese dell'omicidio della madre.
Appena maggiorenne scappò via e si arruolò nell'esercito americano, venne mandato in Vietnam dove diventò un topo delle gallerie nella 25ª divisione fanteria, cioè un soldato specializzato il cui lavoro era di avventurarsi nel dedalo di gallerie utilizzate come caserme, ospedali e, in alcuni casi, obitori dai vietnamiti.
Dopo essere tornato dal Vietnam entra a far parte della LAPD e nei libri lo troviamo con il grado di Detective III, una posizione che include i ruoli di investigatore e di supervisore e equivale al ruolo di Sergente.
In tutti i libri, Bosch vive in una casa in pendenza sulla strada Woodrow Wilson sulle colline di Hollywood.
I soldi utilizzati per la costruzione della casa provengono dalla produzione di una miniserie TV in cui un attore (l'immaginario Dan Lacey) interpreta il ruolo di Bosch in un caso al quale il detective ha lavorato in passato e che coinvolge un serial killer; per la realizzazione di questa serie Bosch ha anche fornito la consulenza tecnica come esperto del LAPD.

Tornando al libro: il Fabbricante di bambole sceglieva le sue vittime nei quartieri malfamati di Los Angeles, le strangolava e le truccava come fossero bambole sorridenti.
La polizia aveva cercato di catturarlo e, alla fine, Bosch se l'era trovato di fronte, l'uomo, disturbato nel sonno, aveva infilato una mano sotto il cuscino e Bosch gli aveva sparato, uccidendolo.
Quattro anni dopo, Bosch si trova in un'aula di tribunale in un ruolo per lui insolito: quello dell'accusato nel processo per omicidio intentatogli dalla vedova.
Ma quando viene informato del ritrovamento di un nuovo cadavere, quello di una bionda sepolta sotto una colata di cemento e truccata come le undici vittime del Fabbricante di bambole, non può non chiedersi se l'uomo che ha ucciso non fosse innocente.
La bionda di cemento si riferisce sia alla vittima del serial killer trovata sepolta nel cemento dopo esservi rimasta due anni, sia alla statua raffigurante la Giustizia fuori il tribunale dove le udienze del processo hanno luogo.

L'intero romanzo è scritto a 'capitoli altreni', cioè si alternano progressivamente capitoli sulle indagini con capitoli ambientati in aula di tribunale.
Qui, secondo me, sta il pezzo forte della storia, Connelly dimostra di conoscere a fondo il sistema giudiziario americano e ne da prova con una descrizione sopraffina dei meccanismi.
E' sicuramente la parte del libro che mi ha tenuto più incollato alle pagine, facendo quasi passare in secondo luogo il decorso delle indagini, che si riveleranno comunque concatenate al processo in corso.
Nonostante sia un 'police procedural' giocano un ruolo fondamentale altri 2 personaggi, entrambi femminili (giusto per confondere il lettore), la compagna di Bosch, conosciuta già nel precedente romanzo come la moglie di Calexico Moore, e l'avvocato dell'accusa, una donna in carriera fredda e lapidaria, che nasconde forse un grande segreto.
Sarà proprio quel segreto a costargli caro e Harry Bosch avrà sparato all'uomo giusto? Al vero Fabbricante di bambole? Forse è la scoperta di un emulatore a decidere le cose.

Il miglior Connelly che ho letto fino ad ora, incalzante e spregiudicato, senza veli come rispecchia il suo personaggio.
Le sue indagini sono le nostre indagini, ti prendono cosi forte che sembra di vivere a Los Angeles e di viverci da una vita.
Sicuramente lo consiglierei come primo libro a chi non ha mai letto nulla delle sue opere, è autoconclusivo e ogni riferimento a sue opere precedenti non rovineranno la storia.



Il mio voto: 8/10



Enrico

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