RUBRICHE | LO SAPEVI CHE... Romanzo in forma di Diario

Anna Frank
Un diario è una forma narrativa in cui il racconto, reale o di fantasia, è sviluppato cronologicamente, spesso scandito ad intervalli di tempo regolari, solitamente a giorni.
Può essere la cronaca della vita o di un periodo di vita di una persona, ma anche la raccolta di annotazioni giornaliere in cui vengono descritti fatti di rilievo, avvenimenti politici, sociali, economici, osservazioni di carattere scientifico o altro.
Dal punto di vista della tipologia testuale è la forma che di solito rivela la parte più intima dell'autore. Chi scrive lo fa per puntualizzare a sé stesso ciò che gli sta accadendo in quel periodo, senza pensare troppo al passato ma ponendo l'attenzione sul presente.
Solitamente all'inizio di una pagina viene scritta la data in cui si scrive; il destinatario può essere o il diario stesso o un amico immaginario.
Il linguaggio è di solito semplice, esistono anche, oltre ai diari veri, quelli creati da un autore che si inventa un personaggio che parla di sé.
Con diario si indica anche il supporto materiale dove questo racconto viene realizzato; una moderna forma di diario, in questo senso, è quella affidata all'informatica attraverso la tenuta di blog personali.
Solamente nel Rinascimento il diario si distinse dall'autobiografia e dalla cronaca, assumendo la funzione di annotatore appunti da ricordare e di eventi spirituali dello scrivente, utili per un miglioramento ed un perfezionamento.

Diffusi già nel Medioevo, i libri di ricordanze erano una serie di memorie ("ricordanze" appunto) registrate per sé o per i familiari o per i posteri immediati, scritti generalmente con brani che iniziano ciascuno con "Ricordo che...".
Frequenti soprattutto in aree dove l'alfabetizzazione era molto diffusa (come a Firenze), erano a metà strada tra la cronaca e l'autobiografia.
Spesso questi libri sono dei preziosi documenti sulla vita e i costumi del tempo.
Tra questi il Libro di ricordanze di Giorgio Vasari o il Libro di ricordi di Bernardo Machiavelli, ma anche in qualche modo, sebbene in forma di dialogo, i Libri di famiglia di Leon Battista Alberti.
Ne riprende la tradizione anche Pomo Pero di Luigi Meneghello.

Nell'Ottocento si trovano esempi frequenti di diari di viaggio, come quello di Alexis de Tocqueville, che nel suo Viaggio in America 1831-1832 coglie una serie di dati interessanti della realtà americana, mescolando vari punti di vista: quello storico, quello geografico, quello paesaggistico, quello politico.
Tra i diari di viaggio ci sono quelli di Stendhal, Émile Zola, Stevenson, il Viaggio in Italia di Goethe e, molto condito con l'immaginazione, il Voyage en Orient di Gérard de Nerval.
Nel XX secolo anche i film hanno preso a volte forme di racconto in viaggio (come Appunti per un'Orestiade africana o L'India vista da Rossellini).
Lo sviluppo del giornalismo d'inchiesta e del reportage hanno portato alla nascita di reportage di viaggio o narrativa di viaggio che però non sempre prendono la forma di diario.

Alla stregua del diario di viaggio, il diario di bordo ha da sempre aiutato esploratori di ogni specie ad appuntare le varie fasi delle proprie imprese. Si riferisce nel particolare a viaggi effettuati su imbarcazioni e che riportano quanto accade a bordo della stessa.
Diversi diari di bordo e di navigazione sono stati raccolti da Giovanni Battista Ramusio nel suo Navigazioni e viaggi (pubblicato intorno al 1550).
Tra i più famosi diari di bordo, quelli della prima navigazione verso l'America di Cristoforo Colombo (dal 3 agosto 1492 al 15 marzo 1493).
L'espressione è diventata parte del linguaggio comune, tanto da essere spesso ripresa anche da personaggi famosi per indicare annotazioni personali (John Steinbeck, William Least Heat-Moon, Robert M. Pirsig, Hugo Pratt).

Esso è stato tenuto sia da ufficiali nella propria funzione sia da soldati.
Anche il diario di Resistenza e di prigionia dovuta a guerra possono rientrare in questa categoria. Qualcuno considera diari anche il De bello Gallico o il De bello civili di Gaio Giulio Cesare.
Tra i diari di prigionia, quelli di Giovanni Ansaldo, Carlo Emilio Gadda o Un soldato racconta (1960) di Ruggero Y. Quintavalle.
Anche Se questo è un uomo di Primo Levi (benché non abbia forma di diario, con le date), o il racconto dell'esilio di Teresina Bontempi oppure il romanzo Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi.

Il diario intimo è una sorta d'amico immaginario.
Al diario non si nasconde nulla e si possono avere più modi per scrivere questo diario.
Si può raccontare della giornata, oppure dei sentimenti che si ha e che si ha paura di dire agli altri.
Il diario è comunque un racconto personale, che, può essere scritto in modo fantasioso, oppure si scrive la realtà.
Dall'Ottocento in poi, il diario prende sempre di più la forma del cosiddetto journal intime che mostra spesso emozioni, sensazioni e sentimenti allo stato nascente o latente, non ancora ben compresi dalla persona, come nel caso del celebre Diario di Anna Frank, dove la narratrice, immaginando di scrivere lettere a un'amica inesistente, ovvero un alter ego, racconta gli avvenimenti del giorno per esteso, scegliendo la forma della lettera.
Altrettanto celebre è il precedente Diario intimo di Henri-Frédéric Amiel.
Nel diario intimo, il diarista si misura con il suo mondo interiore in una forma di scrittura che assomiglia di più a una presa di coscienza.
Hanno scritto diari intimi anche Niccolò Tommaseo, Vittorio Imbriani, Sully Prudhomme, Miguel de Unamuno e John Henry Newman.
Come romanzi si possono ricordare il Le Journal d'une femme de chambre (1900) di Octave Mirbeau o il Diario intimo di un cattivo (1989) di Giorgio Saviane.
In questo ambito sono state anche raccolte memorie erotiche, più o meno storicamente interessanti (per esempio le Memorie di una maîtresse americana di Nell Kimball o i vari libretti anonimi che periodicamente affollano librerie ed edicole).

Un esempio di diario per appunti può essere Il mestiere di vivere di Cesare Pavese.
Si tratta di un diario che non racconta mai episodi interi, ma vi allude senza rendere espliciti i riferimenti a fatti e persone.
In esso vi è un minimo di forma dialogica, ma il "tu" che a volte appare è in realtà un "io".
Il diario di Pavese è fatto di sensazioni e di istanti che vengono espressi in forma sintetica e lapidaria, spesso senza verbo o costruite su un verbo all'infinito o al participio passato.

Nella pratica psicoanalitica alcune scuole mediche stabiliscono che il paziente debba tenere un diario di sogni, scritto ogni mattino al risveglio.
Anche per i disordini del sonno, come le parasonnie e le dissonnie possono richiedere la tenuta di un diario del sonno.
Anche le diete e in generale qualsiasi terapia possono prendere la forma dell'appunto di diario.


Enrico

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