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Charles Dickens |
Il romanzo di formazione o Bildungsroman (dal tedesco) è un genere letterario
riguardante l'evoluzione del protagonista verso la maturazione e l'età
adulta, nonché la sua origine storica.
In passato lo scopo del romanzo
di formazione era quello di promuovere l'integrazione sociale del
protagonista, mentre oggi è quello di raccontarne emozioni, sentimenti,
progetti, azioni viste nel loro nascere dall'interno.
Può rientrare in diverse categorie: romanzo psicologico-intimistico,
romanzo di ambiente e costume, romanzo didattico-pedagogico.
Può usare
diverse formule tra le quali quella del romanzo storico, del romanzo autobiografico e del romanzo epistolare.
Strettamente parlando il romanzo di formazione è un genere tipico della narrativa tedesca (Bildungsroman).
Il più noto documento è Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister del 1796 di Johann Wolfgang Goethe, in cui il protagonista, un giovane borghese, viene iniziato alla vita e all'arte attraverso un viaggio che è sia materiale che spirituale attraverso l'Europa.
Nel 1801 Novalis (pseudonimo di Friedrich Leopold von Hardenberg) pubblica Enrico di Ofterdingen ove, in polemica con Goethe, esalta la ricerca del "fiore azzurro" simbolo della poesia pura.
Alquanto significativa è, al proposito, la duplice versione (1855 e 1880) di Enrico il verde, di Gottfried Keller, che nella prima edizione conclude con l'esaltazione dell'individualismo, nella seconda con l'impegno sociale.
Il romanzo di formazione fiorisce pure in Francia.
Stendhal (pseudonimo di Henri Beyle) nel 1830 inaugura il romanzo realistico con Il rosso e il nero,
storia di un arrivista che alla fine delle sue esperienze si rende
conto che il suo vero io si era espresso nell'amore disinteressato; Gustave Flaubert nel 1869 con L'educazione sentimentale racconta il fallimento di una grande ambizione che sperava di potersi realizzare nella capitale parigina.
In Inghilterra, agli albori di quella che sarà la grande stagione del romanzo inglese, nel Settecento autori come Henry Fielding con Tom Jones e Samuel Richardson con Pamela
(sebbene quest'ultimo paradigmaticamente molto diverso nella struttura
da altri romanzi di formazione più propriamente detti) narrano il
cammino di un giovane, dalla crisi iniziale, attraverso svariate
peripezie all'immancabile lieto fine.
Si arriverà poi a Charles Dickens con David Copperfield, romanzo autobiografico del 1850,
in cui descrive dolori paure e innamoramenti dell'infanzia che si
concludono con un felice inserimento sociale, con l'amore e la sconfitta
dell'infingardaggine e dell'immoralità.
Charlotte Brontë nel 1847, con il drammatico Jane Eyre, scandalizza per la descrizione della passione amorosa della protagonista.
George Eliot (pseudonimo di Mary Ann Evans) nel 1872 pubblica a puntate Middlemarch: studi di vita in provincia, interessante saggio di psicologia e descrizione d'ambiente.
In Italia è possibile citare Ippolito Nievo per Le confessioni d'un italiano, pubblicato postumo nel 1867, in cui l'autore rivive la propria infanzia alla luce della raggiunta maturità che allude alla raggiunta unità nazionale.
Più recentemente nel 1906 lo scrittore austriaco Robert Musil nell'autobiografico I turbamenti del giovane Törless,
in una vita di collegio con esperienze abiette, racconta il passaggio
dalla fanciullezza alla virilità e la scoperta delle contraddizioni
della società borghese.
Lo scrittore irlandese James Joyce nel 1917 nel Ritratto dell'artista da giovane, più conosciuto in Italia col titolo di Dedalus,
esprime le emozioni dell'infanzia, i turbamenti della pubertà, le
insoddisfazioni della giovinezza, ed infine, come Dedalo, la fuga da
Dublino che lo imprigiona per approdare "esule" nel continente.
Nel 1947 nel Doctor Faustus di Thomas Mann, si ritrovano simboleggiate le farneticazioni naziste nelle vicende del protagonista che impazzisce dopo aver composto un pezzo di musica dodecafonica che spazza via le leggi musicali.
Franco Moretti ne Il romanzo di formazione
(Einaudi 1999) ha riassunto i compiti fondamentali del romanzo di
formazione dell'Ottocento: tenere sotto controllo l'imprevedibilità del
mutamento storico incardinandola nella rappresentazione della gioventù,
mettere a fuoco la natura flessibile della «esperienza» moderna,
rappresentare la socializzazione delle classi medie europee.
Tale
narrativa ha svolto una funzione pedagogica e moralistica che, dopo il
conflitto mondiale, ha difficoltà ad esprimersi ancora perché esso ha
mostrato l'insignificanza dell'esistenza individuale.
Il filosofo e critico ungherese György Lukács ha dedicato molte riflessioni a questo genere.
I contributi più importanti sono nella Teoria del romanzo (1916) e nel conseguente e successivo Il romanzo come epopea borghese (1935), pubblicato in Italia in una raccolta curata da Vittorio Strada dal titolo Problemi di teoria del romanzo (Einaudi 1976).
Altri saggi sul Meister, Flaubert ecc. sono contenuti nei Saggi sul realismo (Einaudi 1956).
Anche Michail Bachtin ha trattato l'argomento; si vedano i suoi due libri Estetica e romanzo (1979) e L'autore e l'eroe (1980).
La crisi del romanzo di formazione coincide con la messa in discussione della pedagogia e con l'affermarsi di un nuovo modo di narrare che, parafrasando Niccolò Ammaniti, consiste nell'entrare nella testa dei personaggi e raccontarne l'agire dal di dentro.
Si spiega così anche la scarsa saggistica sull'argomento.
Oltre al già citato Franco Moretti si trovano solo Mariolina Bertini, Saggi sul romanzo di formazione (Liguori 1985) e Graziella Sereni, Il romanzo di formazione nella narrativa degli ultimi anni (Comunicazione Chiavari 2004).
Rilevante attualità riveste quindi il Convegno Il romanzo di formazione nell'Ottocento e nel Novecento indetto a Firenze per i giorni 6, 7, 8 giugno 2005 dal MOD (Società italiana per lo studio della modernità letteraria) e dal Dipartimento di italianistica della Università di Firenze.
Enrico
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RispondiEliminaUn articolo molto interessante, ben documentato e ben scritto. Risulta anche facile da leggere. Dal mio punto di vista il cambiamento è dovuto molto alla situazione sociale presente, la vita è molto più impegnativa, se una volta le persone che leggevano e scrivevano provenivano da famiglie nobili e vivevano quindi di rendita avendo come principale interesse lo sviluppo personale. Oggigiorno la sfera d'interessi è cambiata, con una prevalenza per lo sviluppo professionale e soprattutto per quello esistenziale, quindi le persone che leggono preferiscono potersi identificare con il personaggio, con i suoi trascorsi e con le sue emozioni.
RispondiEliminaGrazie Florentina per l'apprezzamento. Mi trovi in piano accordo con quanto hai detto, senza se e senza forse in passato la lettura e, più in generale la scrittura, era 'roba' per pochi.
EliminaScrittori e autori provenivano da famiglie di ceto borghese e le loro opere erano per un pubblico medio-alto (rapportato alle possibilità economiche di un tempo).
Oggi sono molti i generi nuovi che nascono così, all'improvviso e che tendono a rispecchiare la società in cui ci torviamo.
Molti sono anche coloro che tentano di tuffarsi in questo mondo, anche riuscendoci con risultati positivi. Io stesso leggo parecchi autori emergenti pechè mi piace proprio capire ciò che pensanon in ragione di ciò che dicevi proprio tu: le persone vogliono identificarsi in ciò che leggono.