RUBRICHE | LO SAPEVI CHE... Il poeta mangiatore di leoni nel covo di pietra
Leone di pietra della Dinastia Ming |
Il poeta mangiatore di leoni nel covo di pietra (cinese semplificato: 施氏食狮史; cinese tradizionale: 施氏食獅史; pinyin: Shī Shì shí shī shǐ) è un componimento poetico di Yuen Ren Chao (赵元任; 1892–1982), scritto in cinese arcaico.
Se letto in cinese mandarino, o generalmente trascritto usando
l'alfabeto latino, il poema muta diventando un'eccezionale condensazione
di omofonie, tanto che ciascuna parola (nei vari toni) ha suono shi, che di fatto risulta essere l'unico morfema.
Erano proprio queste le intenzioni dell'autore, che intendeva
dimostrare l'impossibilità di trascrivere efficientemente il cinese
utilizzando i caratteri latini.
Di seguito riporto il testo del poemetto trascritto in pinyin, Gwoyeu Romatzyh, e in caratteri cinesi.
Si ricorda che il pinyin impone l'adozione del sistema di numerazione arabo per scrivere i numeri: di conseguenza, il numero shí andrebbe scritto come "10".
Ciononostante, per preservare l'omofonia della poesia, quest'ultimo numero è stato compitato in pinyin.
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- Traduzione
- «Il poeta mangiatore di leoni nel covo di pietra»
- In una tana di pietra c'era un poeta chiamato Shi, ghiotto di leoni, tanto che giurò di mangiarne dieci.
- Andava spesso al mercato per vedere i leoni.
- Alle ore 10, per l'appunto, dieci leoni arrivarono al mercato.
- Nello stesso istante, anche Shi arrivò al mercato.
- Shi vide quei dieci leoni, ed usando le sue fidate frecce, uccise quei dieci leoni.
- Shi prese i corpi dei dieci leoni, e li portò alla tana di pietra.
- La tana di pietra era umida, e Shi ordinò ad un domestico di asciugarla.
- Una volta che la camera di pietra venne pulita, Shi cominciò a mangiare quei dieci leoni.
- Quando mangiava, tuttavia, si rese conto che questi dieci leoni erano in realtà dieci corpi di leoni di pietra.
- Provate a spiegare questa faccenda.
Come già accennato, il cinese mandarino è una lingua tonale:
ciò significa che il significato delle parole viene strettamente
determinato dalla variazione di tono di una stessa sillaba.
È proprio
per questo motivo che nel componimento ciascuna delle 92 sillabe si
scrive sì nello stesso modo, ma si pronuncia comunque con toni sensibilmente diversi.
Enrico
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