RECENSIONE in collaborazione con LUOGHI DI LIBRI | ACCABADORA di Michela Murgia

TITOLO: Accabadora

AUTORE: Michela Murgia

EDITORE: Einaudi

PAGINE: 166 pp.

PREZZO: 18,00 € cartaceo



SINOSSI: perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre.

RECENSIONE

Il tema del fine vita è sempre tanto delicato quanto attuale. A ragion veduta, la morte è probabilmente la condizione umana con la quale non riusciremo mai a scendere a patti. Non c'è nulla di peggio che perdere un marito, una moglie, un parente, per non parlare dello strazio dei genitori che sopravvivono ai propri figli. Michela Murgia lo affronta con la destrezza e la delicatezza di una scrittrice vera e autentica scrivendo un libro che è metafora di sofferenza e dolore. La sua sensibilità non deve però ingannarci perché "Accabadora" è un romanzo breve ma molto intenso e forte, che ti lacera il cuore soprattutto dopo che lo hai concluso. Quel momento in cui lo rifletti e lo assimili.

Chi è l'Accabadora? Nella cultura sarda è la figura di una donna che si incaricava di portare la morte a persone di qualunque età, nel caso in cui queste fossero in condizioni di malattia tali da portare i familiari o la stessa vittima a richiederla. Tale donna non veniva retribuita poiché portare la morte in cambio di denaro era contrario alla religione. In realtà, non esistono prove concrete dell'esistenza di tale pratica quindi il libro ed eventuali approfondimenti devono essere visti con un occhio sempre inquadrato sul folkrore e sulla superstizione. L'Accabadora esprime la sfida contro gli Dei incomprensibili e, insieme, si rivela come servigio di accompagnamento oltre il dolore e la paura. Per chi resta, non esiste la morte dolce. Essa rimane a vegliare, a insegnare che non esiste libertà di vivere o di morire ma solo quella di stare al mondo per ciò che siamo. Tutto questo contestualizzato in un territorio da sempre bistrattato, la Sardegna: isola meravigliosa di terre maledette, voci imprigionate e persone che si vedono ma non si distinguono. Ho apprezzato l'approccio che Michela Murgia ha adottato non prendendo alcuna esplicita posizione sull'argomento limitandosi a riportare un pezzo di storia italiana di una cultura a noi continentali del tutto sconosciuta. Maria, Bonaria, Andrìa e Piergiorgio, solo per citarne alcuni, sono tutti attori ben concepiti e inseriti magistralmente nel quadro narrativo. Le loro storie mi hanno fatto riflettere su quanto le tradizioni siano importanti per mantenere certi tessuti sociali, fondati su valori che sembrano ormai superati ma indispensabili per le future generazioni. Netta, e credo voluta, è la contrapposizione tra figura maschile e femminile: è evidente che "Accabadora" è un romanzo femminile, nel senso che la parte attiva della trama ha come protagoniste le donne; gli uomini, per motivi riconducibili a fattori psicologici, li trovano tutti in una condizione passiva, di reazione più che di azione. Lo stile evocativo delle pagine di questo romanzo ne azzera sicuramente la brevità gonfiando il significato di ogni parola che intraprende la ricerca di un linguaggio primitivo, di un mondo talmente lontano che sembra quasi perduto. Per trovare un difetto dobbiamo arrivare nella seconda metà del libro dove un cambio repentino di sceneggiatura stona con la continuità della storia fino a quel momento narrata: dalla campagnola Soreni ci si trasferisce alla grigia Torino. E mi chiedo se fosse veramente necessario un passaggio del genere che non ha apparentemente motivo di esistere siccome tutto finirà proprio là dove ebbe inizio. Probabilmente non ne ho colto la giusta sfumatura.

Questa piccola incomprensione toglie comunque poco valore ad un romanzo coraggioso che si traduce in una lettura adulta e matura che lascia basiti, specialmente nel momento in cui serve razionalizzare per coglierne appieno il messaggio. Un ottimo romanzo di narrativa contemporanea, sempre attuale, e problematico nel senso che tenta di dare una spiegazione a ciò che è l'eutanasia, creando inevitabilmente spaccature e discussioni, anche politiche, che fin troppo spesso esulano dal significato intrinseco della tematica. Lo scritto più studiato e migliore della Murgia. Piccola opera per grandi riflessioni.

VOTO: 3/5

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ACCABADORA di Michela Murgia



AUTORE: Michela Murgia è nata a Cabras nel 1972. Nel 2006 ha pubblicato con Isbn Il mondo deve sapere, il diario tragicomico di un mese di lavoro che ha ispirato il film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti. Per Einaudi ha pubblicato nel 2008 Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell'isola che non si vede, nel 2009 il romanzo Accabadora, vincitore del Premio Campiello 2010, nel 2011 Ave Mary (ripubblicato nei Super ET nel 2012 e nel 2018), nel 2012 Presente (con Andrea Bajani, Paolo Nori e Giorgio Vasta) e L'incontro. È fra gli autori dell'antologia benefica Sei per la Sardegna (Einaudi 2014, con Francesco Abate, Alessandro De Roma, Marcello Fois, Salvatore Mannuzzu e Paola Soriga), i cui proventi sono stati destinati alla comunità di Bitti, un paese gravemente danneggiato dall'alluvione. Sempre per Einaudi ha pubblicato Chirù (2015), Futuro interiore (2016) e Istruzioni per diventare fascisti (2018).

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