RECENSIONE | LA LISTA... Haller e la riunione di famiglia

La lista (The Brass Verdict) è il secondo romanzo di Michael Connelly con protagonista l'avvocato difensore Mickey Haller, edito nel 2008 e facente parte di una serie di opere a lui dedicate che hanno scalato le classifiche internazionali, proprio come la serie ben più conosciuta incentrata sul detective Bosch.

Il protagonista è Mickey Haller e della sua infanzia si conosce ben poco, figlio di un famoso avvocato di Los Angeles e di una messicana, il padre è morto quando aveva solo cinque anni lasciandogli in eredità la sua pistola. Ha intrapreso la stessa carriera del padre, diventando avvocato della difesa, ed è riuscito a conoscere meglio l'illustre genitore attraverso i casi di cui si è occupato e le testimonianze di chi ci ha lavorato insieme. Solamente da adulto conoscerà Harry Bosch, il fratellastro poliziotto che ha avuto una giovinezza decisamente più difficile della sua. Mickey si è sposato due volte e altrettante ha divorziato. La prima moglie è stata Maggie McPherson, pubblico ministero soprannominata McFierce (La Feroce, tradotto in alcuni libri e film con La Spietata), dalla quale ha avuto una figlia, Hayley. I due non si sono mai affrontati in tribunale e l'aver seguito due carriere opposte li ha portati alla separazione. La seconda moglie è invece stata la sua segretaria Lorna Taylor, la quale dopo il divorzio ha iniziato una relazione con l'investigatore privato Dennis "Cisco" Wojciechowski.

Tornando a La lista, troviamo il protagonista sta lentamente cercando di tornare a svolgere la sua attività, a quasi due anni da quando gli hanno sparato durante il caso Roulet. Un giorno viene improvvisamente convocato nell'ufficio del giudice Mary Townes Holder che gli comunica la morte del collega Jerry Vincent, trovato morto nella sua auto in un parcheggio sotterraneo, dal quale ha ereditato l'ufficio e tutti i casi ancora aperti. Uno di questi è la difesa di Walter Elliott, noto imprenditore cinematografico che viene accusato dell'omicidio della moglie e del suo amante. Elliott accetta di farsi difendere da Haller, a condizione di andare subito a processo senza rinvii perché vuole dimostrare la sua innocenza. In effetti, Haller non capisce tutta questa fretta e sospetta che Elliott abbia pagato una tangente a Vincent per corrompere uno dei giurati del processo. Mickey deve muoversi su due fronti: da un lato il processo di Elliott, dall'altro l'omicidio di Vincent sul quale sta indagando il detective Harry Bosch. Nonostante i noti contrasti tra avvocati e poliziotti, l'avvocato si rende conto che l'unico modo per venire a capo dell'intera faccenda è collaborare con il detective.

Indubbiamente si tratta di un legal-thriller ben studiato. Si assiste ad un processo nei mini particolari ed è interessante vedere come funziona la giustizia americana, cosa succede in aula, le parti in causa, la composizione della giuria, l'accusa e la difesa. Viene presentata sotto vari aspetti la figura dell'avvocato, con i suoi pro e contro, e al lettore pare quasi di indossare toga e pettorina.
Alla prima metà del romanzo però manca qualcosa e vi sono dei punti inverosimili, dei passi falsi che non donano piena credibilità alla storia. Poi l'interesse aumenta per la meticolosità con la quale l'autore espone lo svolgimento del processo. Il tutto è scritto con grande semplicità ed è ampiamente spiegato da Connelly, un quadro criminale chiaro e limpido.
L'ambientazione, nonostante sia gestita in maniera briosa, pesa sullo scorrimento del libro e non è secondo me paragonabile alle atmosfere dei libri in cui Bosch agisce da solo o con altri poliziotti del LAPD. Haller, che in questo libro è la voce narrante, è un personaggio simpatico e a lui si devono alcuni passaggi del libro molto divertenti, però se si è abituati a lasciarsi guidare dalla voce amara di Bosch qui non ci si ritrova proprio a casa.

A proposito di personaggi, qui Connelly, per la prima volta, fa incontrare tutti i suoi, o quasi. C'è l'avvocato Mickey Haller (protagonista della storia), il detective Bosch (suo personaggio più celebre) e, in un ruolo molto marginale, il giornalista Jack McEvoy (protagonista di Il poeta e apparso in altri libri). Sulla carta la cosa è entusiasmate, ma alla fin fine bisogna convenire che il nostro Michael ha scritto anche di meglio.
Naturalmente di pregi ce ne sono, i thriller di Connelly sono sempre appassionanti e anche se qui c'è poca indagine la voglia di andare avanti non cala mai, le rivelazioni sono ben dosate e i passaggi più emozionanti sono inframezzati da momenti presi dalla vita quotidiana dei protagonisti, anche se piuttosto stereotipata.
Nel finale, che di certo non svelo, sono due i colpi di scena, uno legato all'indagine ovviamente (senza quello dove andrebbe a finire l'adrenalina dell'intera lettura?) mentre l'altro riguarda da vicino il nostro avvocato insieme al detective Bosch e una rivelazione che per i più attenti poteva già essere immaginata ad inizio libro.
Concludendo, una lettura interessante e piacevole per calarsi nei panni dell'avvocato 'del diavolo' e ricordarsi che a volte è meglio non conoscere la verità.



Il mio voto: 6



Enrico

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