RECENSIONE | UTENTE SCONOSCIUTO... una telefonata che può uccidere
Utente sconosciuto (Chasing The Dime) è un romanzo di Michael Connelly edito nel 2002 che non vede però protagonista Harry Bosch ma Henry Pierce: personaggio nuovo nell'universo letterario connellyano.
Fa parte di quelle opere autoconclusive che non rientrano né nella fortunatissima serie dedicata al detective Harry Bosch né in quella incentrata sul suo fratellastro, Mickey Haller, noto avvocato di Los Angeles, considerato uno dei migliori della città.
Henry Pierce è un chimico, fondatore della società 'Amedeo Technologies' e sta lavorando ad un progetto segreto che potrebbe cambiare il destino dell'umanità, riguardante le biotecnologie. Si è lasciato da poco con la compagna con la quale conviveva, a causa della sua ossessione per il lavoro, ed ha appena cambiato casa. Gli viene assegnato un nuovo numero telefonico ma ascoltando la segreteria si rende conto che ci sono molti messaggi registrati da uomini e indirizzati ad un'altra persona, una certa Lilly Quinlan. Istigato e stuzzicato da queste strane chiamate, Henry inizia ad indagare sulla ragazza e scopre che in realtà è scomparsa mesi prima. Si ritrova così a percorrere una sentiero pericoloso fatto di siti porno e prostitute e quando si rende conto di essersi spinto troppo oltre è ormai tardi, viene accusato di omicidio e rischia di perdere il più grande affare della sua vita e della sua società.
La storia è ambientata in un mondo particolare, originale ed attuale ma la parte dedicata al lavoro di Henry è troppo tecnica, risulta quindi noiosa. Per il resto Connelly sa come tenere desta l'attenzione del lettore con due situazioni parallele: la prima in cui si vede il protagonista alle prese con la ricerca di Lilly e l'altra con il progetto 'Proteus'.
La sua caratterizzazione mi ha deluso un po', non ha un grande spessore, si tratta del solito uomo che si trasforma in detective e agisce come agisce perché spinto da un passato tormentato e turbolento fatto di vizi e soprusi. Vestendo i suoi panni si è a conoscenza di ciò che scopre man mano senza però avere un punto di vista alternativo che, di solito nei libri di Connelly, è quello dell'antagonista che trama nell'ombra.
Come è consuetudine, non manca il risvolto romantico che qui risulta però marginale e offuscato dai continui colpi di scena che non ti permettono di abbandonare la lettura fino all'epilogo. Scorre fluidamente ma ricordo di aver letto storie più avvincenti e sottilmente congegnate di questa, si tratta quindi di un racconto discreto, poco cruento e leggermente sottotono rispetto a quelli a cui sono abituato e a cui ci ha abituato l'autore con la sua penna.
Un libro che inizia sotto i migliori auspici, in maniera dignitosa ma che non riesce ad ingranare la marcia giusta nemmeno in un finale forse troppo morbido e scontato. Le citazioni di scrittori famosi che leggo sul retro della mia edizione promettono un romanzo esplosivo ma ad esplodere è una miccetta, niente a che vedere con Il poeta o Debito di sangue. Tutto un altro paio di maniche.
Ottima idea per la storia e per i personaggi, una scrittura scorrevole e capitoli brevi però manca qualcosa, mi ha dato la sensazione che la stesura non abbia rispettato le ottime promesse iniziali.
Connelly si muove con maestria in un ambito non facile, quello della ricerca avanzata sui componenti biochimici che formeranno i computer del futuro e lo fa non lasciando mai il lettore sprovvisto di spiegazioni che sono spesso fin troppo lunghe e didascaliche, quasi estranee alla trama e che lo accompagnano per tutta la durata del romanzo.
Utente sconosciuto è un libro costruito 'a spirale' in cui la prima parte, quella dedicata alla ricerca di Lilly, è la meglio riuscita con colpi di scena che fanno dubitare del buon senso del protagonista e della sua possibilità di uscire indenne dall'enorme pasticcio in cui sembra essersi cacciato con la sua indagine privata. Il finale è sì ben congegnato ma non sorprendente per i lettori più smaliziati.
E' il libro giusto per gli amanti del 'complotto' e per coloro che amano perdersi nella 'mutabilità' dei personaggi, caratteristica immancabile dei thriller, dove spesso nessuno è quel che realmente sembra o dice di essere.
Un Michael Connelly sottotono, che delude le mie aspettative ma comunque sempre apprezzabile.
Il mio voto: 7
Enrico
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