RECENSIONE | LA RAGAZZA DELLO SPUTNIK... un amore quasi impossibile

La ragazza dello Sputnik (スプートニクの恋人 Supūtoniku no koibito) è un romanzo di Haruki Murakami pubblicato in Giappone per la prima volta nel 1999.
I diritti vennero quasi subito acquistati dalla nota casa editrice italiana Einaudi nel 2001 la quale ha pubblicato tutti i suoi romanzi fino a qui usciti e ultimamente in una collana particolare che ricorda molto la cultura orientale con copertine che richiamano sì la storia ma con illustrazioni stilizzate, essenziali che rimandano appunto a quella filosofia di vita.
La copertina della mia copia è una di quelle, personalmente le adoro e apprezzo molto questa singolarità che raramente ho visto per altre pubblicazioni che preferiscono far colpo sul lettore con colori e disegni tra i più disparati su questa terra invece di badare alla sostanza, insomma 'tutto fumo, niente arrosto'.
Di solito, quando affronto per la prima volta un nuovo autore inzio con il suo romanzo d'esordio ma questa volta non me la sono sentita. Murakami è un gigante della letteratura moderna, candidato più volte al Nobel e in cima alle classifiche di tutto il globo. Entrare nel suo mondo non è stato semplice, per questo motivo sono partito da questa breve storia di poco più di 150 pagine, in punta di piedi.

I personaggi principali sono due: Myu, donna matura, sposata, benestante e Sumire, ragazza impulsiva, disordinata, generosa, appassionata dello scrittore Jack Kerouac. Alle donne va poi aggiunta la voce narrante della storia, un ragazzo 'senza nome' (non lo si conoscera per tutto il libro), grande amico della giovane che la racconta come se scrivesse un diario di memorie da lasciare in eredità o solo per piacere personale o ancora come monito di una fine che era già certo potesse avvenire.
Lui è un maestro di scuola elementare laureato in Storia alla facoltà di lettere di Tokyo, uomo con una vita ed una carriera ormai consolidate, è innamorato di una studentessa di qualche anno più giovane, un'aspirante scrittrice, la nostra Sumire.
Lei, la sua vita sembrano essere assorbite interamente dalla tensione verso l'ispirazione scrittorica, un anelito talmente forte ed ossessivo che a volte le fa perfino scordare di mangiare, che la tiene spesso chiusa in un mondo tutto suo che le impedisce anche di ricambiare il profondo sentimento del narratore.
Tutto però cambia al matrimonio della cugina, qui Sumire incontra Myu, ne resta affascinata e ben presto scopre di esserne innamorata così quando la donna le offre un lavoro nella sua azienda vinicola accetta mettendo da parte le sue ambizioni.
Più passa il tempo più il sentimento provato dalla ragazza cresce e Myu sembra quasi ricambiarlo invitandola nei suoi numerosi viaggi in giro per il mondo.
Il destino le porta in Grecia dove decidono di soggiornare per un po'. Davanti a Sumire sembra stendersi il panorama di un futuro sempre più luminoso ma le cieche illusioni dell'amore spesso non tengono conto del fatto che nell'altro c'è più di quanto non appaia.

Un grande autore di narrativa contemporanea letto per la prima volta da un ragazzo (io) che di narrativa se ne intende ben poco. Potente e profondo, questo libro mi ha spiazzato, aspettandomi un viaggio nella cultura popolare asiatica mi sono ritrovato in Grecia ad inseguire un amore forse mai veramente sbocciato, unilaterale, in continuo e ripetitivo movimento come lo Sputnik.
Difficili da comprendere per me le reali intenzioni dell'autore, credo di aver recepito il messaggio che vuole inviarmi parlando di sessualità, età e di tutte le paure ad esse collegate. Se l'amore non ha età nemmeno le fobie ce l'hanno ma mi risulta complicato immedesimarmi nella storia e nei suoi protagonisti. Non so se scegliere di essere una delle due donne o essere il narratore, con quali occhi addentrarmi nella trama.
E' stata una lettura comunque piacevole ma dall'inizio alla fine impregnata di un senso di inquietudine ed angoscia, quasi tristezza per me come per i miei tre compagni di viaggio. E' questo il coinvolgimento che uno scrittore vuole creare, sia esso positivo o negativo.
Non esiste un lieto fine, nessuno sorride come del resto non ho sorriso io arrivato all'ultima pagina, non tanto per insoddisfazione quanto per il senso di smarrimento che la storia mi ha lasciato.
Forse non era il momento giusto o semplicemte ho ancora molta strada da fare per comprendere l'autore e la sua filosofia che del resto arriva da un mondo a me totlamente sconosciuto ma altrettanto affascinante.

Il mio giudizio complessivo è comunque buono, il non averlo capito non vuol dire non mi abbia convinto.
La scrittura di Murakami è molto lineare, scorrevole e leggera, apprezzo molto le sue metafore naturalesche e le similitudini con gli animali. Il suo senso della vita e delle cose è molto profondo, misurato e studiato, sa come funziona la vita, qual è il suo scopo e come fare a raggiungerlo, ogni pagina permea di questa convinzione.
Ogni volta che entravo in una libreria e vedevo un suo volume l'indecisione mi attanagliava, sono serio se dico che per anni sono andato avanti a 'rimpiangere' il mancato acquisto un minuto solo dopo essere uscito e poi sembrano farlo apposto, lo metto lì in bella vista sul primo scaffale ad 'altezza occhi'.
Ho così finalmente abbattuto quella barriera di insicurezza, con La ragazza dello Sputnik il mio battesimo del fuoco è avvenuto.
Arrivederci Haruki, a presto (... non troppo, forse).



Il mio voto: 6/10



Enrico

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