RECENSIONE | A VOLTE RITORNANO... i nostri incubi peggiori

A volte ritornano (Night Shift) è la prima raccolta di racconti dell'orrore pubblicata da Stephen King, nel 1978, e raggruppa principalmente quelle che erano le prime storie brevi scritte dall'autore in giovane età.
Fino a quel momento infatti erano apparse (non tutte) solamente su riviste quali Cavalier piuttosto che Penthouse o Cosmopolitan.
E' un libro che arriva dopo 4 pubblicazioni 'romanziali' quindi una novità per chi a quel tempo era solito leggere un King in versione non antologica.
Per la prima volta c'è una prefazione, anche piuttosto corposa, dell'autore che sembra voler aprire ad un rapporto più intimo e confidenziale con l'interlocutore, una sorta di dialogo sentimentale riservato al lettore che deve sentirsi attore protagonista dei racconti.

" La sera, quando mi corico, sento ancora il bisogno di assicurarmi che le mie gambe siano sotto le coperte, una volta spenta la luce. Non sono più un bambino ma non mi va di dormire con una gamba che sporge dal letto. Perchè se una mano gelida mi afferrasse la caviglia, potrei anche urlare. Sono cose che non succedono, naturalmente, e lo sappiamo tutti. L'essere che, sotto il letto, aspetta di afferrarmi la caviglia non è reale. Lo so. E so anche che se sto bene attento a tenere i piedi sotto alle coperte, non riuscirà mai ad afferrarmi la caviglia ".

" ... è ancora buio e sta piovendo... C'è qualcosa che ti voglio mostrare, qualcosa che voglio che tu tocchi. È una stanza non lontano da qui, infatti, è vicina quanto la prossima pagina. Partiamo? ".
 
Questo atteggiamento spalanca ancor di più le porte del successo a Stephen King e lo consacra ad autore internazionale nonostante il suo genere sia considerato, dai più, molto particolare e ricercato, quasi raccapriciante e a tratti spaventoso.
In fin dei conti però è questo che vuole chi legge: un 'mostro' dal cuore tenero e sentimentale.

Analizzando più dettagliatamente l'opera ci si accorge che i racconti sono 20 in poco meno di 400 pagine, significa storie brevi da leggere tutte d'un fiato senza però scadere in qualità.
Il Re è abilissimo a districarsi tra le pagine con ambientazioni e atmosfere surreali, non lascia mai nulla al caso e nulla in sospeso, di irrisolto.
Ogni personaggio trova il suo spazio e la sua importanza in questa antologia dell'orrore, metafora dei nostri incubi peggiori, delle paure più recondite del cuore umano.
L'autore conosce perfettamente ciò che spaventa di più il suo pubblico, i mostri immaginari che la nostra fantasia rende più reali e li sintetizza in queste righe.

Alcuni racconti sono dei veri e propri gioiellini, seguito o preludio di un qualcosa di già visto o che ancora dovrà essere scritto; è il caso di Jerusalem's Lot che, insieme a Il bicchierre della staffa, rivivono i fatti e le ambientazioni della città immaginaria di Salem's Lot, la cui storia è narrata nella stessa maniera poetica nel romanzo Le notti di Salem.
Che dire poi di Risacca notturna, forse il più breve di tutti ma sicuramente il più esplosivo da un punto di vista editoriale in quanto fu la base con cui l'autore sviluppò quel grande capolavoro che è L'ombra dello scorpione.
Leggendone uno dopo l'altro il mix di sentimenti che ti invade l'animo è un cocktail di odio e rancore, di amore, di surrealità, di irrazionalità e di infinita tristezza.
Il compressore, Camion e La falciatrice possono essere interpretati come esempi di un futuro, non così prossimo, in cui l'uomo potrebbe essere sopraffatto e controllato dalle macchine.
In Materia grigia e Quitters, Inc. invece credo che King parli di se stesso in quanto rispecchiano quella che è la dipendenza da droghe e alcol che lo hanno accompagnato per buona parte della vita.
L'immancabile elemento soprannaturale e mistico poi lo si ritrova in Io sono la porta e I figli del grano in cui i protagonisti hanno a che fare con alieni e demoni biblici.

Credo meritino di essere ricordati poi altri 3 racconti per sottolinearne la loro particolarità.
Il Baubau, è la genesi di tutte le nostre paure, quella che proviamo la notte, quando siamo piccoli nel buio della nostra cameretta e di cui lo stesso King parla nella prefazione: il mostro nell'armadio.
L'ultimo piolo e La donna nella stanza sono 2 degli scritti più tragici e tristi che il nostro autore abbia mai scritto in tutta la sua brulicante carriera. Mi hanno riempito il cuore di lacrime, così tante da sgorgare quasi dagli occhi, e lasciato un'impronta indelebile come pochi altri hanno saputo fare. Non scorderò e anche voi non dimenticherete quei due fratellini avventurosi e quella povera donna costretta in un letto d'ospedale, statene certi.

Chi considera, e non parlo solo nello specifico, un racconto il surrogato di un romanzo si sbaglia di grosso perchè alle volte quelle poche righe e pagine sanno raccontare e trasmettere molto più di una narrazione ampia, infagottata magari con luoghi comuni e senza una vera spina dorsale.
Questa antologia ne è l'esempio, con la sua attualità è tutt'altro che un luogo comune e ti sorprende per la franchezza e la profondità con cui scava nelle buie questioni che affliggevano la società di quel periodo.
Un magistrale Stephen King, un abile scrittore di novelle in cui l'orrore non sempre si manifesta in modo diretto, spesso è soltanto suggerito, sottile e sfuggente.
Una scrittura potente ed evocativa.
La prima e migliore raccolta dell'autore del Maine.



Il mio voto: 9/10



Enrico

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