Quando rifiutarono Stephen King
On Writing non è solo un libro ma è una vera chicca della letteratura kinghiana in genere, è descritta dall'autore come la sua autobiografia, in realtà è l'antitesi di un genere unico che solo King è riuscito a proporre ed elevare ad un livello tale da non poter essere superato.
Certo, molti magari ci vedono solo il racconto di una vita ma per me c'è molto di più, la psicologia della mente umana, per esempio, al momento di un grande rifiuto è proprio il tema che desidero toccare oggi proponendo un approfondimento su come Stephen abbia iniziato la sua carriera da scrittore.
Non si può proprio dire che abbia avuto
una vita facile.
Il padre è scappato di casa quando lui aveva due anni e
suo fratello quattro, la madre si è arrabattata per crescere i suoi
figli, restando sempre sulla soglia della povertà.
Fin da giovane era
fissato con la scrittura e spediva i suoi racconti a destra e a manca,
accumulando uno gran numero di rifiuti.
Aveva messo un chiodo nel muro
davanti alla scrivania, dove attaccava tutte le lettere di rifiuto, ne ha collezionate un numero improponibile,
a quanto pare addirittura una trentina tra il 1967 e il 1974.
Lo ritroviamo poi sposato con due figli: lui lavora in una lavanderia e
la moglie in un ristorante e continua a scrivere dopo il lavoro o durante
la pausa pranzo.
Poi quando cominciò a scrivere Carrie
divenne insegnante, ma la loro situazione non migliorò, erano al limite
della sopravvivenza, vivevano in un grande roulotte, usavano una Buick
rotta che non potevano permettersi di riparare, non avevano soldi per le
cure mediche e non avevano il telefono.
In quei due anni di insegnamento e di lavaggio di lenzuola, King per la prima volta ha dubitato di farcela.
In quei due anni di insegnamento e di lavaggio di lenzuola, King per la prima volta ha dubitato di farcela.
Quello che fu cruciale, è stato il
costante sostegno della moglie, lei non espresse mai un solo dubbio.
Per il
libro ricevette un misero anticipo di 2.500 dollari, già qualcosa,
comunque, considerate le reazioni fino a quel momento.
A proposito del
romanzo, un funzionario editoriale avrebbe commentato, rimandandolo al mittente: «Non ci interessano i racconti di fantascienza con utopie negative. Non vendono».
Grazie al cielo non sappiamo il nome dello sfortunato, ma immaginiamo che abbia cambiato idea abbastanza in fretta.
A quel punto poterono andare a vivere in un appartamento al piano terra in città, prendere un’automobile e il telefono.
E’ più o meno a questo punto che Stephen ricevette una telefonata da Bill Thompson, editor della casa editrice di Carrie che gli chiese:
E’ più o meno a questo punto che Stephen ricevette una telefonata da Bill Thompson, editor della casa editrice di Carrie che gli chiese:
“Sei seduto?”
“No” rispose Stephen King. Era in piedi fra soglia della cucina e il soggiorno.
“Devo?”
“Forse è meglio” disse lui.
Poi lo informò che i diritti di Carrie erano stati venduti per 400 mila dollari.
“No” rispose Stephen King. Era in piedi fra soglia della cucina e il soggiorno.
“Devo?”
“Forse è meglio” disse lui.
Poi lo informò che i diritti di Carrie erano stati venduti per 400 mila dollari.
Lui restò immobile tra le due stanze ma
non riusciva a parlare.
“40
mila dollari?”
“No, 400 mila” lo corresse lui.
La metà era sua.
“No, 400 mila” lo corresse lui.
La metà era sua.
Era come aver vinto alla lotteria, scivolò a sedere per terra ma ancora non poteva crederci.
Quando si dice "iniziare con il botto", non male eh.
Credo sia questo un buon riassunto e un grande incoraggiamento per molti, anche oggi, a non arrendersi di fronte alle sconfitte ma insistere e continuare a lottare per raggiungere l'obiettivo.
Enrico
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