RECENSIONE | PSYCHO di Robert Bloch

TITOLO: Psycho

AUTORE: Robert Bloch

EDITORE: Bompiani

PAGINE: 187 pp.

PREZZO: 10,20 € cartaceo tascabile



SINOSSI: Norman Bates vuole molto bene a sua madre, il problema è che la donna è morta da più di vent'anni, o almeno questo è quello che pensa la gente nella tranquilla cittadina di Fairvale, in California. Norman vive con la madre nella casa vicino all'albergo di famiglia, il Bates Motel, lungo il vecchio tracciato dell'autostrada, oggi in disuso. Una sera si presenta alla reception una giovane donna, Mary, ladra per amore: l'incontro turba i pensieri di Norman, ma la madre veglia su di lui, decisa a proteggerlo con il suo coltello da macellaio. Un grande romanzo che ha ispirato un film leggendario, un viaggio da brivido nella mente di un uomo, e tra le ombre della sua identità.

RECENSIONE

Da grandissimo appassionato di thriller mi sono accorto con non poca sorpresa di non aver mai recuperato questa icona della letteratura mondiale. Ho solo visto e rivisto l'ormai intramontabile film di Hitchcock facendomi bastare l'immagine che lo stesso mi ha sempre trasmesso; ho sempre associato Psycho a quella trasposizione e stop, non mi sono mai chiesto come potesse essere il libro con la sua storia originale. Per non so quale strano gioco della mente mi ero convinto che fosse il romanzo ad essere tratto dal film e non viceversa. Mi sentivo in forte deficit nei confronti dell'autore nonostante il genio incontrastato di Hitchock.
Norman Bates è uno psicopatico di Fairvale. Vive con la madre, che tutto il paese crede ormai morta da tempo, nella piccola abitazione vicino all'albergo di famiglia. La sua vita è ormai monotona e tutti i giorni sono uguali da quando il nuovo tratto autostradale ha privato il motel della clientela abituale: le prenotazioni sono nulle, gli ospiti pochissimi e occasionali e i soggiorni mai più lunghi di un paio di giorni. La quotidiana routine viene modificata dall'arrivo di Mary, una giovane ladra che sceglie il Bates per trascorrere la notte che precede la grande fuga. Scatta qualcosa nella mente perturbata di Norman, qualcosa che potrebbe essere paragonato ad una cotta ma l'ombra di sua madre aleggia su di lui e la vecchia è pronta a proteggerlo da qualsiasi rischio e ad ogni costo.

Scrivere un romanzo del genere, negli anni '60, è una scelta coraggiosa. E' lo specchio di una società inquadrata e piena di tabù, uno su tutti la sessualità: è su questo aspetto che Robert Bloch si concentra per sviluppare tutta la storia. La madre di Norman è una donna che teme per l'incolumità del figlio e per questo lo cresce nella bambagia con il risultato di renderlo un pazzo scatenato; lo modella nel carattere e nell'animo, lo plagia a sua immagine vietandogli qualsiasi contatto esterno. Non c'è il minimo sentore di ribellione, anzi Norman sembra venerarla come un dio.
Ora, non starò a fare confronti tra libro e film ma voglio partire dalla scena che tutti conosciamo per sottolineare un aspetto del romanzo: la famosa scena del bagno. Ecco, mi sono piaciuti i dettagli che l'autore ha utilizzato e questo per dire che tutto il libro è scrupolosamente pianificato nonostante la storia sia molto lineare e per certi versi semplice nel suo sviluppo. Uno stile pulito che segue pari pari la scaletta, senza sbavature, e che fa di questo libro una pietra miliare del genere giallo. Ne è un capostipite e fa da apripista a quelli che, molti anni dopo, sarebbero diventati i polizieschi per trasformarsi poi nei moderni thriller che tanto vanno di moda oggi.
E' un romanzo cinematografico al massimo, ogni suo capitolo è una perfetta sceneggiatura già servita al regista: brevi e con pochi dialoghi lasciano ampio spazio all'immaginazione del lettore che ha tutta la libertà di crearsi il suo film modellando attori e atmosfere come più gli piace. E' un aspetto ricorrente nei romanzi della metà dello scorso secolo e mi piace perchè non c'è quella bramosia spasmodica dell'autore a portarti proprio in quella direzione ma ti lascia la piena libertà di immaginazione. Al contrario, con i libri contemporanei mi sembra spesso di essere soffocato dall'intenzione dello scrittore, con il risultato che una potenziale buona storia finisce per deludermi.
Siamo dunque di fronte ad un romanzo dagli scenari aperti dove tu lettore contribuisci attivamente a costruire la storia e qui qualcuno potrebbe storcere il naso perchè i personaggi sono veramente poco caratterizzati. Sembra che Bloch abbia fatto il compitino a casa: tizio è alto tot e pesa tot, è molto grezzo come modo di spiegare ma fa intendere il senso dell'affermazione. Una caratteristica che va a braccetto con le ambientazioni: se sei tu a creartele meno dettagli l'autore mette e meglio è. Potrebbe essere visto come un lavoro superficiale ma che io reputo sopraffino.
Ha un unico grande difetto, è veramente troppo breve. Poco meno di 200 (!!) pagine non mi bastano proprio, a pensarci sono moltissimi gli intrecci che sarebbero potuti nascere. Io che amo i mattoni ne ho sofferto. Il finale, geniale e shockante, crea però il brivido lungo la schiena e sistema tutto riportando in equilibrio la bilancia.

Al di là dei confronti libro-film, Psycho è un capolavoro; fondamento e fonte di ispirazione per molti suoi successori. Un cult "anziano" e intramontabile, che non dimostra gli anni che ha grazie all'estrema attualità delle tematiche. Un evergreen.
Lettura d'obbligo per tutti gli amanti delle storie nere.

VOTO: 4/5



AUTORE: Robert Bloch era un narratore statunitense. Autore di racconti e romanzi di mistero e orrore: si ricordano il romanzo Psycho (1969), portato sullo schermo da A. Hitchcock, la raccolta di racconti Incubi e miracoli (Dragons and nightmares, 1969), influenzati da H.P. Lovecraft e spesso sconfinanti nella fantascienza, nonché Jack lo squartatore (The night of the ripper, 1986) e Gotico americano (American gothic, 1987).

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