RECENSIONE | IL BUIO OLTRE LA SIEPE... come uccidere un merlo

Il buio oltre la siepe (To Kill a Mockingbird) è il primo romanzo della scrittrice statunitense Harper Lee, venne pubblicato nel 1960 ed ebbe un immediato successo, tanto da valergli, nel 1961, il premio Pulitzer per la narrativa. La trama è in parte basata sul caso degli Scottsboro Boys, un gruppo di nove adolescenti afroamericani accusati ingiustamente di stupro.
In una cittadina del profondo Sud degli Stati Uniti l'avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d'ufficio di un "negro" accusato di violenza carnale; riuscirà a dimostrarne l'innocenza, ma l'uomo sarà ugualmente condannato a morte. La vicenda, che è solo l'episodio centrale del romanzo, è raccontata dalla piccola Scout, la figlia di Atticus, un Huckleberry in gonnella, che scandalizza le signore con un linguaggio non proprio ortodosso, testimone e protagonista di fatti che nella loro atrocità e violenza non riescono mai a essere più grandi di lei. Nel suo raccontare lieve e veloce, ironico e pietoso, rivive il mondo dell'infanzia che è un po' di tutti noi, con i suoi miti, le sue emozioni, le sue scoperte.
Il titolo in lingua italiana è una metafora ripresa da uno dei passi del libro in cui si parla di Boo Radley, il vicino di casa dei Finch, che Jem (fratello della voce narrante) e Scout non hanno mai visto e che temono solo perché non conoscono: oltre la siepe che separa la casa dei Radley dalla strada c'è l'ignoto. Il "buio oltre la siepe" rappresenta quindi l'ignoto e la paura che genera il pregiudizio.

Il buio oltre la siepe tratta temi scottanti in un modo molto intelligente. Lo stile dell'autrice è piacevole, mai pesante, lascia che la storia scorra in maniera fluida e ininterrotta. Harper Lee esprime egregiamente la mentalità degli uomini dopo la Grande Depressione, quello che era il loro modo di agire e pensare in quel periodo storico. Riesce anche a caratterizzare i suoi personaggi donandogli l'esatta mentalità di abitanti di una piccola città, l'immaginaria Maycomb dell'Alabama, nella quale è ambientato il romanzo. Sembra di rivivere quei tempi, di trovarsi in un luogo simile, di respirare la stessa aria dei protagonisti. E' chiaro che l'autrice ha attinto a piene mani dalle proprie esperienze di vita.
La popolazione della cittadina è pregna di pregiudizi e divide sé stessa in due fazioni fondamentali, nel modo in cui si è sempre divisa l'umanità e che tristemente ancora oggi spesso si divide, anche se meno marcatamente.
Uomini dalla pelle bianca e uomini dalla pelle nera.
Eppure differenza reale non c'è, non c'è mai stata, se non per quello che è il colore della pelle stessa.
Solo due tipi di esseri umani riescono a superare le barriere di questa 'differenza', sono gli uomini assennati e quelli non ancora cresciuti. E' tramite personaggi di questa taratura, come Atticus e Scout, che Lee ci rende spettatori dell'ignoranza dell'essere umano, della sua testardaggine nel considerare diverso e addirittura inferiore quello che in realtà non è.
Fummo creati tutti esseri umani, allo stesso livello.
Nessuno nasce diverso dall'altro, a nessuno spettano meno diritti che a un altro, eppure, in nome di convinzioni errate e ideali folli, l'uomo riesce a farsi carnefice del proprio fratello, a giudicarlo, a segregarlo e talvolta ad ucciderlo.
C'è qualcosa di maledettamente sbagliato nella natura umana, qualcosa di innato che lo porta a essere crudele nei confronti dell'apparente diversità, e non si tratta soltanto del colore della pelle, ma di qualsiasi cosa che ci possa distinguere in maniera sensibile dalla massa, volendo generalizzare un po'.
Forse soltanto quando sapremo sopprimere questi ignobili sentimenti, la vita su questa Terra potrà essere considerata migliore.

La siepe come linea di demarcazione di un confine territoriale, come quella che separa la casa dei Finch da quella dei Radley, e che Scout, Jem e Dill vogliono a tutti i costi varcare per indagare nella vita del misterioso Arthur. Ma anche, in senso figurato, la siepe come simbolo di un confine mentale, che non permette di superare i propri limiti restando legati ad insensate ed antiche convinzioni, barriere che il signor Finch si trova a dover fronteggiare attirandosi l'antipatia e il disprezzo della sua comunità, ma anche il rispetto e l'ammirazione dei pochi che la pensano come lui.
Il titolo in lingua italiana è dunque una metafora che sintetizza questo pensiero: oltre la siepe che separa la casa dei Radley dalla strada c'è l'ignoto. Il "buio oltre la siepe" rappresenta l'ignoto e la paura che genera il pregiudizio.
Harper Lee è bravissima nel raccontare l'irrazionalità di alcuni comportamenti umani attraverso gli occhi innocenti e puri di una ragazzina, miscelando la crudeltà e la tensione con l'allegria dei giochi e un pizzico di umorismo.
E' importante il messaggio lanciato a noi lettori: mai fermarsi alle apparenze, mai barricarsi nelle proprie certezze ma tenere sempre aperta la mente al confronto e al dialogo, solo così si può superare "la siepe".

Arrivo ora a darne un giudizio più soggettivo, di interpretazione personale e a ciò che non mi è piaciuto.
La storia è divisa in due parti e sicuramente ho apprezzato molto di più la seconda, quella del processo in cui si scopre come sono andate veramente le cose, fulcro dell'intera vicenda che sembra eclissarsi e perdersi nelle prime pagine.
Per quanto abbia elogiato le doti di scrittrice della Lee, qualche critica devo smuovergliela. Vado sicuramente controcorrente ma il romanzo mi sembra troppo sopravvalutato, con alcuni passaggi mediocri, da "libro per ragazzi maldestramente adattato ad un pubblico di adulti". Esprimendomi sulla scelta dell'io narrante, innanzitutto, non è tra le più azzeccate, trattandosi di una bambina che dovrebbe parlare e pensare come una bambina di fatto non non è così, il che rende talvolta forzato il tono narrativo. I libri scritti in prima persona poi fatico maledettamente a portarli avanti.
Infine un'ultima osservazione sul nome dell'opera che vi permetterà anche di capire perchè ho scelto quel sottotitolo per la mia recensione, "To kill a mockingbird" ovvero "Uccidere un usignolo", una creatura innocente e inoffensiva, di cui ovviamente sono presenti nel testo numerosi riferimenti.
Meno premonitore e più misterioso è il titolo della versione italiana.
"Il buio oltre la siepe", qualcosa o qualcuno tanto vicino quanto sfuggente e sconosciuto, ma che forse si riferisce anche alla chiusura mentale tipica di chi non è abituato a guardare, appunto, "oltre".



Il mio voto: 5



Enrico

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