RECENSIONE | LA DECISIONE... l'insicurezza di Thomas Mann

La decisione è il primo, e per ora unico, romanzo di Britta Böhler, pubblicato nel 2016 dalla casa editrice Guanda.
Avvocato cinquantasettenne olandese di origine tedesca, Britta è specializzata in diritto internazionale e nella sua carriera ha lavorato in processi di grande rilevanza, dal 2012 è docente all'Università di Amsterdam dopo essere stata senatirce per i 5 anni precedenti.
La sua forte passione per la letteratura tedesca, per un autore in particolare, la spingono a scrivere questo romanzo 'storico'.

Thomas Mann è considerato una delle figure di maggior rilievo della letteratura europea del Novecento, Premio Nobel alla letteratura nel 1929, ha vissuto fin dall'infanzia una vita travagliata tra insicurezze ed indecisioni.
Figlio di un senatore e facoltoso commerciante tedesco avrebbe dovuto seguire le orme del padre ma la scuola non gli andò mai a genio e per questo la snobbò dedicandosi alla studio da autodidatta delle scritture e letture.
A 17 anni, rimasto orfano di padre, inzia a trasferirsi dapprima a Monaco di Baviera con la madre, vive poi un anno in Italia insieme al fratello per poi tornare in Germania dove si sposa con  Katharina Pringsheim (Katja) dalla quale avrà 6 figli.
Proprio in questi anni raggiunge il massimo successo scrivendo il suo primo romanzo ma allo stesso tempo firma la sua condanna che lo porterà all'esilio volontario dalla Germania. La causa fu l'apparizione all'Università di Monaco con il discorso Dolore e grandezza di Richard Wagner in cui lo scrittore criticò i legami tra il Nazismo e l'arte tedesca, dei quali la musica di Wagner sembra il simbolo più autentico. La conferenza infastidì non poco i nazionalisti presenti in sala, proprio nei giorni dell'ascesa di Hitler al potere.
Da quel momento partì immediatamente per non fare mai più ritorno nella sua terra d'origine.

E' proprio da qui che parte La decisione, dal 1936 anno in cui Mann è in esilio a Zurigo insieme alla moglie, con pochi soldi e la maggior parte dei beni pignorati dal Governo tedesco.
Come se non bastasse si aggiungono la pressione della figlia Erika, del mondo intellettuale e dell'opinione pubblica internazionale affinchè esprima in modo netto e definitivo il suo j’accuse al nazismo.
Prende così la decisione di esporsi scrivendo una lettera alla Neue Zürcher Zeitung ma dopo averla consegnata iniziano i dubbi e i ripensamenti. Avrà fatto la scelta giusta? Saprà sopportarne le conseguenze?
Quei tre maledetti e tormentati giorni che lo separano dalla pubblicazione e dopo i quali niente sarà più come prima sono raccontati dalla Böhler attraverso il susseguirsi di flashback alternati ad attimi di vita quotidiana come se l'autrice stesse spiando lo scrittore da dietro l'inferiata di casa.
Uno stile narrativo che ho apprezzato e che mi ha fatto vivere e comprendere appieno i patemi d'animo del povero Thoman Mann quasi fossi io a vivere con lui.
Leggendo, a tratti mi sentivo uno psichiatra alle prime armi con il mio paziente sdraiato sul lettino a raccontare delle sue lacerazioni morlai, le sue vanità e io intento a formulare una giusta diagnosi di depressione.

Un romanzo che sa calarsi perfettamente nel personaggio, un'autrice che descrive in modo minuzioso il suo quotidiano riuscendo a mettere a fuoco non solo lo scrittore, ma anche il suo tempo.
Per chi adora leggere lui o qualsiasi cosa di lui è una libro necessario che non attinge però a nessuna particolare indagine politica e sociale su quei tre giorni.
E' scritto bene ma troppo breve, qualche pagina e flashback in più avrebbero sicuramente reso il libro più completo e approfondito.
Sicuramente il compito di Britta Böhler non era semplice, quello 'manniano' è un mito vasto e difficile con cui confrontarsi ma la fine così repentina mi ha lasciato un po' deluso.



Il mio voto: 6



Enrico

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