RECENSIONE | L'ULTIMO CAVALIERE... nascita e morte di un pistolero

L'ultimo cavaliere (The Dark Tower: The Gunslinger) è un romanzo western-fantasy scritto da Stephen King, primo volume della saga La Torre Nera (opus magnum di King) e ispirata dal poema Childe Roland alla Torre Nera giunse di Robert Browning.
Pubblicato originariamente in sei parti sulla rivista The Magazine of Fantasy and Science Fiction, dal 1978 al 1981, fu raccolto per la prima volta in volume unico nel 1982 in un'edizione limitata della piccola casa editrice Donald M. Grant Publisher di West Kingston, Rhode Island. Fu poi riedito per il grande pubblico nel 1988 da Plume.
L'ultimo cavaliere è composto da una serie di flashback che alternano la ricerca del pistolero con immagini della sua infanzia. Nonostante sia la più enigmatica tra le storie presentate da King, il libro è un'ottima introduzione al resto della serie, fatta di libri più concreti e lineari nella stesura.
Il mondo in cui è ambientato il romanzo è 'andato avanti' nel senso che c'è stata una catastrofe che l'ha sconvolto facendolo tornare ad una società simile al Far West del 1800, privo di tecnologia.
Il protagonista è Roland di Gilead, un pistolero che appartiene a un ordine cavalleresco di cui è l'ultimo membro. Infatti quando John Farson, detto ironicamente il Buono, invade la Baronia di Gilead, i pistoleri sono destinati al massacro. Solo Roland sopravvive, e con una missione: deve trovare la leggendaria torre, l'asse intorno al quale ruotano tutte le realtà e solo allora potrà annullare le azioni del Buono e restaurare il Medio-Mondo.
Gran parte del pianeta è un deserto in cui la popolazione vive nella zona più fertile e nessuno ha mai superato il deserto, popolato da mutanti e demoni. Roland sta inseguendo un misterioso e potente stregone, l'uomo in nero, e vuole raggiungerlo attraverso il deserto fino alla misteriosa Torre Nera.

Il romanzo è, per stessa ammissione di King, un libro scritto da un autore ancora alle prime armi, con tutti i difetti che questo comporta. Però già si intravede la genialità e la fantasia che hanno fatto del RE uno dei più grandi autori contemporanei. La storia qui raccontata è affascinante e suggestiva e nel suo primo capitolo non fa altro che introdurci in un mondo oscuro e tutto da scoprire.
L'ultimo cavaliere non è da 'mandibola spalancata', anzi, se non fosse per una seconda parte intrigante e un finale trascinante sarebbe risultato un po' piatto. A conti fatti però, ogni introduzione appare quasi sempre ambigua  agli occhi del lettore ma qui si rivela la premessa perfetta per una saga che si preannuncia epica.
Presenta uno degli incipit più famosi dell'intera opera kinghiana: "L'uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì". In fondo, le vicende raccontate nel libro non sono che questo: un lunghissimo inseguimento. Nel corso del suo pellegrinaggio, il pistolero intraprende un percorso che lo porterà a scoprire lati nascosti del suo animo e a riscoprire sentimenti seppelliti ormai da troppo tempo. In quel mondo desolato incontrerà una serie di personaggi che lo guideranno nel suo viaggio fisico e spirituale e che raggiungerà il suo snodo cruciale nell'incontro con Jake, un ragazzo proveniente dal nostro mondo, un mondo a Roland sconosciuto ma stranamente familiare.
Ci sono mostri mutanti, frutto di un'intuibile ma taciuta catastrofe nucleare, c'è una vecchia ferrovia per raggiungere il mare, c'è un caleidoscopio di episodi scollegati, il ricorso a flashback per descrivere lo sterminio di Tull, l'adolescenza di Roland con il maestro Cort e l'amico Cuthbert, per la storia di Jake, ma l'espediente genera lieve confusione.

Mi affascinano i misteri e i ritrovarmi proiettati in una dimensione apocalittica (in stile Ken - il guerriero, con cui il romanzo ha diverse affinità) ma non sono questi elementi ad avermi catturato. C'è stato un qualcosa, nello stile fluido di Stephen King, che ha saputo innescare quella scintilla che ha infiammato il mio interesse spingendomi a proseguire un capitolo dopo l'altro fino ad un finale tanto strano quanto pazzesco e turbinoso per le tematiche trascendenti esposte. Un confronto bizzarro tra i due acerrimi avversari.
Il protagonista richiama in maniera eloquente quella figura fredda, taciturna, imperscrutabile e dura che ricorda tanto Clint Eastwood: simbolo della trilogia famosissima del dollaro del mitico Sergio Leone. Ecco perchè in tantissimi sono rimasti delusi dal recente film tratto da quest'opera, Clint è la personificazione di Roland e non vederlo sul set è stato un colpo al cuore per moltissimi.
La storia è coinvolgente solo in alcuni momenti. Mi è capitato, alle volte, di perdere il senso della narrazione, smarrendomi nel deserto insieme al pistolero. Qualche colpo di scena in più non avrebbe sicuramente guastato e invece la storia scorre abbastanza piatta verso la ricerca dell'Uomo in nero, senza ben specificarne il fine.
Ho la prima edizione del romanzo e incuriosisce che King abbia deciso di modificarne alcuni passaggi nel 2003, per rendere la storia più coerente agli sviluppi successivi, perché mai aveva modificato i suoi testi. Qui anche il linguaggio è diverso, con espressioni auliche in seguito evitate. L'aspettativa per l'obbiettivo finale non è ben motivata ed è alimentata a tratti da una narrazione spenta e disordinata. Sono però convinto che nel prosieguo della saga questa caratteristica assumerà connotati sempre meno marcati, la mia fiducia in King è cieca.

L'ultimo Cavaliere mi è piaciuto a metà ma ho trovato gusto nel leggerlo restando affascinato dall'ultimo capitolo che ha saputo generare un vortice di pensieri oltre l'umana comprensione.
Un RE anomalo, assolutamente diverso da quello che si ha modo di conoscere leggendo altri suoi libri.
La difficoltà del recensire questo titolo consiste nel saper distinguere il suo valore come romanzo fine a se stesso, rispetto a quello come parte della saga. Si fa apprezzare per la sua ambientazione, per le sue atmosfere e per i suoi personaggi, mentre la trama è davvero povera.
Un discreto inizio per una serie che sembra essere una gran bella scoperta. Avendo sempre preferito, di Stephen King, quell'altro stile non avevo ancora osato lanciarmi nella sua opera western-fantasy ma dà di certo voglia di continuare.



Il mio voto: 6



Enrico

Commenti

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