RECENSIONE | LA CHIAMATA DEI TRE... altri mondi oltre a questo

La Chiamata dei Tre (The Dark Tower II: The Drawing of the Three) è il secondo libro della serie La Torre Nera scritto da Stephen King e pubblicato da Donald M. Grant nel 1987. La saga è ispirata al racconto Childe Roland alla torre nera giunse di Robert Browning.
Il romanzo riprende la narrazione delle gesta di Roland, l'eroe solitario deciso a raggiungere la misteriosa Torre. Nel loro ultimo confronto-scontro, l'uomo in nero aveva predetto la sorte a Roland con uno strano mazzo di tarocchi, estraendone tre carte: il 'Prigioniero', la 'Signora delle Ombre' e la 'Morte'. "Ma non per te", aveva aggiunto. Ora il pistolero si ritrova seduto su una spiaggia del Mare Occidentale, dopo un sonno che forse è durato anni. Sa che dovrà trovare le tre porte spazio-temporali per introdursi nel nostro mondo e raggiungere così i tre predestinati.

Se è vero che tutti i salmi finiscono in gloria, è anche vero che non tutti iniziano allo stesso modo e sembra saperlo anche Stephen King che al libro ha dato tutto un altro appiglio rispetto al precedente. Con La Chiamata dei Tre ha accumulato un credito pressoché infinito.
Un King veramente in gran spolvero, in questo libro. Un'inventiva tematica, linguista e di scrittura assolutamente strabiliante. I registri linguistici dei diversi personaggi, i leggeri scarti lessicali fra un mondo e l'altro, una delle migliori prolessi (o 'flashforward', l'espediente narrativo con cui si anticipa un fatto successivo rispetto alla narrazione) che abbia mai letto. Impossibile anche solo pensare di smettere di leggere e impossibile pensare di non cominciare immediatamente il libro successivo (Terre Desolate) anche per chi, come me, di solito preferisce centellinare le letture che ama per non farle terminare subito.
Con questo secondo episodio iniziamo ad entrare nel vivo della storia, le rivelazioni dell'uomo in nero prendono forma e facciamo finalmente la conoscenza dei misteriosi tre.
Il 'Prigioniero', la 'Signora delle Ombre' e la 'Morte'. Un eroinomane sull'orlo del baratro, una ricca afroamericana dalla doppia personalità ed un maniaco assassino.
Ma cosa lega queste persone così diverse tra loro al destino del cavaliere ed alla sua ricerca della Torre Nera?
La storia procede faticosamente, come faticoso è il cammino che Roland e i suoi nuovi compagni di viaggio devono percorrere. Assistiamo a febbrili deliri dovuti ad un'infezione, alla droga e alla pazzia; ad incontri con creature mostruose e pericolose, tanto nel Medio-Mondo del pistolero quanto nella realtà oltre le porte; a duelli all'ultimo sangue che se ne stanno in bilico tra l'epicità di un film di Sergio Leone ed una pellicola pulp di Tarantino.
La vena creativa di King sembra davvero inesauribile, e le sue capacità narrative danno vita ad un romanzo in continuo divenire, dove nulla è scontato, dove ogni più piccolo tassello della storia è parte fondamentale di un disegno immensamente più grande.

Alcuni autori inventano un personaggio seriale, che suscita simpatia ma diventa prevedibile e deve affrontare il problema dell'invecchiamento. Stephen King descrive invece protagonisti diversi e le sue storie ricalcano lo stesso schema: un gruppo di predestinati che perseguono la giustizia. Sono tutti in qualche modo emarginati, c'è l'uomo, suo malgrado, costretto all'azione, il ragazzino, simbolo innocente di un futuro migliore, il drogato o l'alcolizzato rifiutato dalla società, la donna maltrattata, il portatore di handicap saggio e salvifico. Tutti personaggi stereotipati.
Un romanzo altamente psicologico che esamina differenti personalità, il passato di ognuno dei personaggi è così differente da quello degli altri, la storia di ognuno è davvero personale e ovviamente anche i loro pensieri, il modo di reagire di fronte alle prove a cui sono sottoposti li rende così unici e anche così credibili proprio perché sono umani, reali, come possiamo esserlo tutti noi. Hanno le loro fobie, i loro problemi e tormenti. Ognuno di loro, comunque, non era propriamente felice prima di essere 'chiamato' a partecipare a questa avventura, un po' come se fossero predestinati per qualcosa di più grande, importante ed immenso. Nelle loro mani è posto il futuro di quel mondo, di tutti i mondi.

Si potrebbe supporre che Stephen King abbia deciso di indirizzare la narrazione e la storia nell'unica direzione possibile, in modo da riempire di originalità e interesse il prodotto da lui creato. Abbandonate le atmosfere western e le terre selvagge simili a quelle del tanto amato The Lord of the Rings, lo scrittore del Maine fonde il fantasy alla fantascienza, giocando su più livelli e universi. Così facendo non stona affatto l'entrata in scena di una nuova ambientazione quale può essere quella di una New York della seconda metà del 1900, ma proprio su questo King sottolinea e dimostra la sua bravura e riempie il racconto di momenti ricchi di azione conditi a volte da una buona dose di ironia. Alcune trovate potrebbero essere leggermente stucchevoli e artificiose ma nel complesso dialoghi e descrizioni funzionano molto bene e in più occasioni vi troverete ad abbozzare un sorriso grazie alle strampalate osservazioni di Roland sul nostro Mondo. Va detto che la cura e la profondità che l'autore mette nella prima parte del racconto non si trova nelle ultime pagine, che sembrano leggermente tirate, ma il passo in avanti rispetto al primo volume è tangibile e i difetti presenti nel volume non intaccano quasi minimamente la valutazione. Se non avete letto il primo libro della saga consiglio comunque di fare un piccolo sforzo visto il piatto appetitoso che King presenta per gli amanti del genere e dell'avventura con La Chiamata dei Tre. Mentre chi ci è già passato non può non essere d'accordo se scrivo che una volta finito il racconto la curiosità di scoprire cosa accadrà in seguito è presente nel cuore di ogni lettore.

Conscio di un primo volume non proprio all'altezza delle aspettative, ma non per questo di poco valore o lontano dalla prospettiva che ne caratterizza la produzione letteraria, il RE decide, con La Chiamata dei Tre, di mettere in scena una storia originale, divertente, ricca di pathos e momenti pieni di adrenalina ottimi per delle produzioni cinematografiche non vergognandosi assolutamente di mostrare qualche debolezza o pecca.
Un passo in avanti che riesce nel difficile compito di mettere in luce il potenziale della storia e raccontare a sua volta una parte di essa in modo soddisfacente e mai banale. Peccato per una certa superficialità nella parte finale con alcuni momenti un po' fini a se stessi ma che danno comunque respiro alle varie sequenze e descrizioni fatte sempre in modo soddisfacente e accurato da Stephen King. Consiglio dunque di leggere il racconto, di andare avanti con l'avventura e farsi rapire, proprio come Eddie Dean e Odetta, da Roland per entrare nella sua vita. Le premesse per una grande storia sono, in parte, state mantenute ed allo stesso tempo annunciate.



Il mio voto: 8



Enrico

Commenti

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