RECENSIONE | LA CADUTA... Bosch e la doppia elica del dna

La caduta (The Drop) è il quindicesimo romanzo di Michael Connelly con il famosissimo detective Harry Bosch, edito nel 2009 e facente parte di una serie di opere che hanno scalato le classifiche di tutto il mondo.
E' un 'police procedural' atipico, in quanto la figura di Bosch è assolutamente predominante e non viene messo in particolare risalto l'eventuale contributo alle indagini di altri poliziotti.

Protagonista, come detto, è sempre Hieronymus Bosch che vive nella caotica e violenta Los Angeles ed è un agente capace ma dal carattere difficile. Piccolo orfano, reduce dal Vietnam, un passato di eccessi tra fumo e alcol, un matrimonio fallito e una casa semidistrutta da un terremoto ne fanno un elemento importante per le indagini più complesse ma "scomodo" per i superiori che subiscono pressioni politiche e d'immagine alle quali l'ormai cinquantenne detective non si è mai piegato.
Questa volta deve fare anche i conti con chi vuole mandarlo definitivamente in pensione, il titolo in inglese ha, tra gli altri, proprio un significato a questo legato: DROP che è l'acronimo per 'Deffered Retirement Option Plan', il piano di pensionamento adottato dalla polizia di Los Angeles.
Ci sono poi ancora due significati più legati alla trama: DROP inteso come 'goccia' di sangue che porta alla risoluzione del vecchio caso e DROP inteso come 'caduta' dell'uomo dal balcone nel caso più recente.
Nella sezione 'Crimini Irrisolti', Bosch sta indagando su un caso del 1989: una ragazza è stata uccisa e violentata, unica traccia una goccia di sangue che dopo anni evidenzia l'associazione col DNA di un noto maniaco sessuale.
Il detective verrà distolto da un'indagine che gli verrà imposta: deve scoprire qual è la causa della morte di un avvocato trovato schiantato sotto la sua stanza del lussuoso Chateau Marmont. L'uomo era il figlio dell'ex capo della polizia di Los Angeles, da sempre acerrimo nemico di Harry Bosch.
Lo Chateau Marmont è un edificio del Sunset Boulevard costruito nel 1929 sul modello dei castelli francesi; frequentato da VIP è stato anche il teatro di tragedie come la morte di John Belushi ed un serio incidente a Jim Morrison.

E’ vero che è un thriller, ma è soprattutto una storia dolorosa che racconta di mostri che non si fermano, di traumi e perversioni sperimentate nell’infanzia che tornano a galla nell’età adulta e che condizionano la vita e la scelta di coloro che da bambini sono stati delle vittime.
Manca un po’ di ritmo narrativo, l’ossatura del romanzo sta nel collegamento, che sembra impossibile, fra due casi, uno attuale ed uno cosiddetto 'cold case'. Questa è l’idea di base ed è decisamente buona però si focalizza più sulla politica che muove le fila, l'autore vuole farci vedere come in ogni caso ci siano sempre intrecciati gli interessi politici e il detective che vuole fare il suo lavoro per bene deve in qualche modo scenderci a patti.
Il finale poi è agrodolce, non una novità con Connelly.
Bosch è una certezza, conquista sempre il lettore, ora poi che grazie alla figlia riesce a tirare il suo lato umano, piace ancor di più.

Non manca l’aspetto personale di padre di un’adolescente, spesso lasciata sola per seguire il proprio lavoro, non mancano riflessioni sulla prossima prospettiva della pensione, che da un lato viene auspicata ma dall’altro c’è il tentativo di procrastinarla il più a lungo possibile, non mancano nemmeno incomprensioni con il collega Chu.
Nonostante l’avanzare del tempo il nostro detective non perde lo smalto, anzi, come un buon vino, diventa più pregiato e prezioso con gli anni.
Giusta dose di suspance e personaggi credibili con una storia avvincente, ricca di avvenimenti in successione che tengono desta l’attenzione del lettore. Lo stile di Connelly è riconoscibile, la sua penna sapiente. Cosa si può chiedere di più ad un thriller che si rispetti?



Il mio voto: 9



Enrico

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