RECENSIONE | L'INCENDIARIA... Lot Six, un esperimento pericoloso

L'incendiaria (Firestarter) è un romanzo di Stephen King pubblicato per la prima volta in edizione da libreria nel 1980, fino a quel momento fu edito solo a puntate sulla rivista scientifica Omni che dedicava uno spazio proprio per i piccoli racconti fantascientifici.
Ritroviamo così un King 'prima maniera' che abbandona momentaneamente lo stilo gotico per tornare al soprannaturale e rispolverare in un certo senso quello che fu il suo primo romanzo: Carrie.
La telecinesi e soprattutto la pirocinesi sono le fondamenta sulle quali l'autore costruisce l'intera storia rendendola terrificante senza comunque parlare di vampiri o mostri che sbucano dall'armadio.
In questa caldissima estate, complice la lettura cronologica, ho così affrontato per la prima volta questo romanzo divorandolo in pochissimi giorni.
Torno a ripetere, perdonatemi, che il RE di questi primi anni è una vera bomba.
C'è un motivo se fino ad ora mai avevo osato prendere in mano questo libro, leggendone solo la trama nel retro di copertina ero convinto di ritrovarmi di fronte ad una 'minestra riscaldata' e già pensavo fosse uno scrittore finito, senza più fantasia se costretto a reinventare una sua vecchia storia per tirare avanti ma è riuscito ancora una volta a spiazzarmi e a farmi rimangiare tutto.

La protagonista è Charlene 'Charlie' McGee, una bambina con capacità pirocinetiche. Charlie è una mutante che deve i suoi poteri ai genitori o meglio all'esperimento del Lot Six a cui vennero sottoposti i genitori in giovane età. Anche suo padre ha facoltà particolari, riesce a 'spingere' le persone ad agire secondo la sua volontà e ad influenzare le loro percezioni.
Sono entrambi controllati dalla 'Bottega', un'organizzazione governativa nascosta dietro agli esperimenti che vuole farli prigionieri per studiarne i poteri.
I due riescono a scappare e trovano rifugio temporaneo nel villino di proprietà del padre di Andy ma vengono infine catturati da John Rainbird e portati nei laboratori della Virginia dove la piccola viene sottoposta a nuovi esperimenti con l'inganno e false promesse, ignara che la 'Bottega' ha intenzione di ucciderla dopo averla sfruttata.
Sfruttando i suoi poteri Andy riesce a convincere un agente ad aiutare lui e la figlia a fuggire ma il peggio deve ancora venire.

Facendo un'analisi del romanzo, lo scinderei in quattro parti ciascuna riferita ad un atteggiamento mentale e narrativo ben delineato, una sorta di cassettiera dove convogliare le mille idee e tematiche caratteristiche della narrazione kinghiana.
Partiamo con L'Esperimento che potrebbe racchiudere le prime 140 pagine in cui una serie di flashback intervallano la storia per riportarci agli anni universitari di Andy, periodo nel quale lui e la sua futura moglie decidono di partecipare a questo esperimento quasi per gioco, farsi iniettare il Lot Six in cambio di una modesta quantità di denaro senza però avere la minima idea di che strano cocktail il loro corpo avrebbe assunto e quali gli effetti. E' già qui l'essenza del romanzo, da questo momento tutto cambia, è l'inizio della discesa agli inferi della vita dei due giovani, ancora ignari dell'effetto devastante che la 'droga' avrà soprattutto sulla figlioletta Charlie.
Vederei invece ben descritta con La Crescita la parte centrale del libro in cui padre e figlia, dopo aver tentato inutilmente di sfuggire alla Bottega creando non pochi danni e sperimentando per la prima volta quanto il potere incontrollato e sempre più potente della piccola possa essere pericoloso, vengono catturati, divisi e imprigionati.
Si sviluppa qui il tema della famiglia, dell'amore folle che lega i due sfortunati, in un continuo dialogo padre-figlia che rasenta quasi la telepatia quando si ritrovano a stare separati per mesi senza avere notizie l'uno dell'altra. Entrano in gioco la speranza e l'autocontrollo, due stati d'animo che paradossalmente sembrano essere più forti in una bambina di appena 10 anni intelligente e combattiva, disposta a non arrendersi mai pur di rivedere il padre.
Ecco dunque la crescita di Charlie, il suo diventare matura, costretta ad essere donna forte troppo presto e non solo crescita dei suoi poteri ma della consapevolezza che con quelli può risolvere la situazione e salvare il suo papà. Capire dunque di non essere una sottomessa ma avere in mano le redini del gioco, Il Preludio alla catastrofe.
L'ultima parte del romanzo, che definirei come La Furia, è molto rapida, una catastrofica corsa alla distruzione. Fuoco, esplosioni e morte. Nulla che non mi aspettassi diciamo, un finale piatto quasi scontato che ti fa pensare a come non poteva andare diversamente e sicuramente molto simile a ciò che si era già letto in Carrie ma è qui il colpo di genio, quando si arriva alle ultimissime pagine King decide di aggiungere quei pochi paragrafi che cambiano tutto donandoci un senso di profonda nostalgia chiudendo il volume per riporlo nella libreria.

C'è un elemento che ha reso poi L'incendiaria una piacevolissima lettura, un personaggio in particolare mi ha riportato alla memoria un altro libro del RE di qualche anno fa e che secondo la mia interpretazione è lo stesso. I fan e amanti di questo mondo mi capiranno sicuramente se dico che il Rainbird di questa storia non può che essere Randall Flagg, l'antagonista per antonomasia dell'universo kinghiano e che si ritrova in molti altri romanzi anche sotto altre forme per stessa ammissione dell'autore. Questo per me è uno di quei casi, la sua figura tenebrosa e misteriosa, la sua origine incerta e le sembianze quasi non umane sono indizi inequivocabili.
Vorrei spendere su di lui due parole cominciando con il dire che tra i pochi personaggi (cosa insolita per un libro di Stephen King) è quello che ho preferito, non per una qualche mia strana attrazione per il macabro ma per il ruolo di esperto giocatore che ha avuto. Ho amato il modo con cui riesce a ingannare e manipolare la mente di chi gli sta difronte con estrema pazienza e freddezza. In un primo momento ci è riuscito anche con la piccola Charlie e ammetto di aver tifato per lui ad un certo punto.
Quando poi torno in me e penso qual è la penna dalla quale la sua figura è uscita mi spavento, d'altronde non è questo il suo mestiere?

Riconosco all'autore il grande pregio di possedere un'empatia così grande per le sue storie che quasi stona con la sua figura imponente e la fama che lo precede. Ti chiedi alle volte come sia possibile riesca ad inventare storie di così splendida bellezza.
Avrò dunque un gran bel ricordo della mia prima volta con L'incendiaria, una maginifica storia di speranza e coraggio. E' stata una folgorante scoperta che scala le posizioni della mia personalissima classifica sull'autore del Maine, fino ai piani alti.



Il mio voto: 9



Enrico

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